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Sopravvissuta a Ravensbrück giuseppina panzica e gli angeli di ponte chiasso

di Vincenzo Grienti

Una storia nella storia che potrebbe essere un film e invece è vera: quella dei “tre angeli di Ponte Chiasso”. La signora Giuseppina Panzica e due militari della Guardia di Finanza, il finanziere Gavino Tolis e il maresciallo Paolo Boetti, furono i protagonisti di una scelta coraggiosa: salvare ebrei, profughi, perseguitati e ricercati dai nazisti. Giuseppina Panzica poteva dire “chi me lo fa fare”. Non lo fece. Lei, donna, emigrata siciliana a Como, mamma di quattro figli e moglie dell’ex finanziere Salvatore Luca decise di aiutare gli altri, di accogliere e soccorrere mettendo a rischio la sua stessa vita. Insieme ai finanzieri Tolis e Boetti si trovarono al bivio. Nell'ora in cui occorreva scegliere da che parte stare decisero di dare la vita per l'Italia e a distanza di molti anni dalla loro scelta compiuta l'8 settembre del 1943, il Presidente della Repubblica Italiana ha conferito ai tre “angeli di Ponte Chiasso” la Medaglia d’Oro al Merito Civile. Giuseppina Panzica, Gavino Tolis e Paolo Boetti sono testimoni da riscoprire sotto tanti punti di vista.

Giuseppina Panzica nasce a Caltanissetta, la città che ha intitolato una via proprio il 27 gennaio 2022, grazie all’impegno dell’Associazione Onde Donneinmovimento. La storia di Giuseppina è legata a quella dell'Italia dopo la firma dell’armistizio di Cassibile, in provincia di Siracusa.

La carta di identità di Giuseppina Panzica

Il contesto

Con l’8 settembre 1943 l’Italia è divisa in due. Gli Alleati dopo lo sbarco in Sicilia del 10 luglio 1943, peraltro proprio nelle coste tra Pachino e Gela risalgono la penisola. Al nord la Repubblica sociale italiana alleata con la Germania nazista. Sono giorni di caos, il Maresciallo Pietro Badoglio e il Re Vittorio Emanuele III fuggono a Brindisi. La guerra per l’Italia non si finisce ed è l’ora delle scelte: dal 1943 al 1945 la penisola piomba dentro la Guerra di Liberazione per l’Italia. Celebre il film di Luigi Comencini, Tutti a casa per capire il clima che si respirava in quei momenti, così come il film I due nemici di Guy Hamilton e Alessandro Blasetti.

La scena finale del film "Tutti a casa" (1960) con Alberto Sordi e Serge Reggiani

Scelte coraggiose

Sono i giorni in cui scendono in campo i partigiani che daranno un grande contributo per la liberazione dell’Italia dal nazi-fascismo. Anche loro fanno una scelta coraggiosa e di campo. Tra questi c’è Aldo Gastaldi, nome di battaglia “Bisagno”, considerato il primo partigiano d’Italia. Anche lui fa una scelta di campo: lealtà, onore, giustizia e amicizia sono i valori di questo giovane di 23 anni.

I giorni che seguirono l’8 settembre 1943 non sono giorni facili: il 16 ottobre del 1943 è una data che segna la mente e i cuori di molte persone: drammatica la deportazione degli ebrei di Roma di cui tanti e tante, giovani, adulti, ragazzi sono ancora oggi testimoni di quel che accadde. Tra questi c'è anche Lia Levi

Ma c’è chi, come i salesiani di Roma, nascondono 70 ragazzi ebrei. Ancora una volta una scelta coraggiosa che è diventata una docu-fiction.

C’è poi una pagina di storia parallela alla deportazione degli ebrei di Roma: quella dell’internamento di oltre 650mila Internati Militari Italiani che si rifiutano di continuare la guerra a fianco di Mussolini e Hitler. La loro è una "resistenza senz'armi" ed oggi è possibile visitare il Museo "Vite di IMI" a Roma, dell'Associazione Nazionale Reduci dalla Prigionia, dall'Internamento, dalla Guerra di Liberazione e loro familiari. Tra gli Internati Militari Italiani la storia di Michele Montagano resta fondamentale. La storia di un'altra scelta coraggiosa.

Giovannino Guareschi, il papà di "Don Camillo" divenuto celebre per la sua trasposizione cinematografica “Don Camillo e Peppone”, tornò dal lager che pesava 40 chili. Il suo periodo di prigionia è possibile leggerlo in Diario clandestino (1943-1945).

La copertina del libro di Guareschi

Tra gli Internati Militari Italiani ci furono attori come Gianrico Tedeschi, uomini del mondo della televisione come Raffaele Pisu e Luciano Salce, ma anche giornalisti, magistrati, politici come Giuseppe Lazzati e Paolo Desana, ma anche Mario Rigoni Stern, autore del libro Il sergente nella neve in cui racconta la tragedia della ritirata di Russia. Persone che arrivato a un certo punto espressero il loro disappunto a ciò che era inaccettabile: quello che Hanna Arendt ha chiamato "La banalità del male" (Feltrinelli, 2019) o il giornalista Igino Giordani “Disumanesimo” (Città Nuova, 2007).

Il giornalista Igino Giordani

L’importanza di una data

Sullo sfondo di tutto questo e di queste scelte coraggiose si staglia la vicenda di Giuseppina Panzica durante la Seconda guerra mondiale. Un conflitto scoppiato nel 1939 dopo che la Germania nazista aveva invaso la Polonia. La stessa Polonia dove oggi è possibile visitare uno dei luoghi di quell’industria della morte messa in piedi dal regime nazista che fu Auschwitz-Birkenau. Un campo di concentramento dove arrivarono migliaia di persone. Molti di loro non ritornarono più.

L'entrata di Auschwitz-Birkenau, in Polonia

Molti morirono, altri sopravvissero. Tra questi vorrei ricordare lo scrittore Primo Levi, autore di Se questo è un uomo e La tregua (dal quale è stato tratto il film di Francesco Rosi nel 1997).

John Turturro in La Tregua (1997)

Ma c'è anche la storia di San Massimiliano Kolbe, un francescano che ad Auschwitz diede la sua vita al posto di quella di un padre di famiglia che doveva essere fucilato. Morì il 14 agosto 1941

Sono tante le date, i nomi, gli avvenimenti accaduti e che coinvolsero l'Europa caduta nel baratro del secondo conflitto mondiale, così come tanti sono i libri, i film, le musiche e i documentari dedicati al tema della Shoah. Impossibile non citare "La vita è bella" di Roberto Benigni, "Il pianista" (2002) di Roman Polanski tratto dal romanzo autobiografico omonimo di Władysław Szpilman oppure "il bambino con il pigiama a righe" (2008) di Mark Herman. Al riguardo c'è un'ampia filmografia e bibliografia per approfondire.

E' però il 27 gennaio 1945 la data in cui si aprono i cancelli proprio di Auschwitz-Birkenau. La giornata della memoria in cui è importante ricordare cosa accadde proprio quel giorno.

Nel campo di concentramento di Ravensbrück, invece, dove venne deportata Giuseppina Panzica furono internate 40mila donne. Circa 8mila riuscirono a sopravvivere e la signora Panzica fu una di queste. La sua testimonianza, così come quella di altre donne è importante per non dimenticare, per fare memoria.

La famiglia di Giuseppina Panzica

Ascoltare i testimoni ancora vivi, andare a visitare i luoghi, leggere i diari dei reduci e le memorie di chi ha vissuto momenti drammatici della storia d'Italia e dell'Europa significa cercare di capire cosa è accaduto. E’ un esercizio da fare non solo per comprendere il passato, ma per costruire il futuro. Giuseppina Panzica era una donna di fede cattolica, ma non si fece nessuno scrupolo nell'aiutare persone di idee politiche e di religione diversa dalla sua. Per lei erano prima di tutto persone da salvare e in quanto tali facenti parte prima di tutto dell'intera famiglia umana. In fondo la scelta coraggiosa di Giuseppina Panzica, Gavino Tolis e del maresciallo Paolo Boetti deriva da una presa di coscienza: il valore della libertà, della dignità, del rispetto reciproco, della pace e dell'uguaglianza tra i popoli. Valori che sono alla base dell'Unione Europea e perfettamente in linea con l'art. 3 della Costituzione della Repubblica Italiana dove al primo comma recita: "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali".

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Vincenzo Grienti
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