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“Argentina, 1985”.

In Concorso alla 79a Mostra del Cinema della Biennale di Venezia (2022), il film ha ottenuto la menzione speciale del Premio internazionale SIGNIS, il Golden Globe (80a edizione, 2023) come film internazionale ed è in corsa per gli Oscar 2023. Diretto dal regista Santiago Mitre, il film è un legal drama storico che affronta il difficile processo pubblico che portò alla condanna dei vertici militati durante la dittatura del generale Jorge Rafael Videla per le atrocità commesse ai danni della popolazione; un processo che sancì di fatto l’inizio della democrazia in Argentina. Un racconto che mette a tema il valore della memoria, della giustizia e della testimonianza civile.

La storia.

Tra la fine del 1984 e l’inizio del 1985 a Buenos Aires parte il processo per i crimini compiuti durante la reggenza del generale Jorge Rafael Videla (Marcelo Pozzi), con la messa in stato d’accusa dell’ex dittatore e dei vertici delle forze armate. A guidare la denuncia in tribunale è il procuratore Julio Strassera (Ricardo Darín) e il suo vice Luis Moreno Ocampo (Peter Lanzani), che si avvalgono di un team di giovani professionisti che non si lasciano intimidire dall’entità del lavoro né dalle continue minacce.

Approfondimento.

Scritto dallo stesso Mitre insieme Mariano Llinás, “Argentina, 1985” è un film che ha il coraggio di esplorare il trauma sociale della dittatura in Argentina, le ripetute atrocità commesse dai militari. È il dramma dei desaparecidos, una frattura nel Paese mai del tutto ricomposta e sanata. Come sottolinea l’autore: “Ricordo ancora il giorno in cui Strassera formulò l’atto di accusa: il boato dell’aula del tribunale, l’emozione dei miei genitori, le strade finalmente in grado di festeggiare qualcosa che non fosse una partita di calcio, l’idea di giustizia come un atto di guarigione”.

Correndo sul binario di un incalzante legal drama di matrice hollywoodiana, puntellato però anche da un’insolita (ma riuscita) cifra ironica, il film di Mitre tratteggia con meticolosità e crescente pathos un avvenimento storico del proprio Paese, che di fatto ne sancisce la svolta democratica. Copione e regia traggono ulteriore compattezza ed efficacia dall’interpretazione del cast, tutto perfettamente in parte, a cominciare dal capofila Ricardo Darín, che sagoma con mestiere e classe il procuratore Strassera. “Argentina, 1985” è un’opera attesa, doverosa e importante, la cui vocazione è la custodia della memoria e la condivisione di un messaggio di futuro. Un film corroborante.

Focus Isaia 1, 17

Come richiama il sussidio curato dal Centro Pro Unione per la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, sul tracciato della riflessione di Isaia – “Imparate a fare il bene, cercate la giustizia, aiutate gli oppressi, proteggete gli orfani e difendete le vedove” (Is 1, 17) –, disuguaglianza sociale e ingiustizia alimentano divisioni e discordie nel tessuto comunitario. Il film di Santiago Mitre, “Argentina, 1985”, offre una potente e acuta suggestione sul tema. Il Paese che viene raccontato nella metà del decennio Ottanta è spaccato tra desiderio di cambiamento, quel bisogno di abbandonarsi a un futuro fiducioso sotto la scommessa democratica, e retaggi dolorosi che lo ancorano a un passato di intimidazioni e disparità ancora serpeggianti.

La figura del procuratore Julio Strassera, interpretato con grande efficacia dal magnifico Ricardo Darín, incarna il coraggio della verità, l’uomo onesto che si staglia tra la folla per tracciare la via della giustizia, per domandare certezza della pena per crimini contro la comunità, non lasciando che quelle vite disperse o spezzate siano dimenticate. Strassera – si veda, in particolare, la sua arringa finale, che condensa condanna di atrocità e un invito alla responsabilità per il domani – si fa avamposto della luce della ragione nella notte buia di smarrimento dell’Argentina, percorrendo i sentieri della legge per domandare giustizia ed equità.

Un invito alla custodia della memoria, ma anche un modello per le giovani generazioni, per ricordare loro che il cambiamento si può attivare nel perimetro delle regole democratiche e non (solo) ricorrendo a pericolosi moti di sommossa rivoluzionaria. Un cambiamento sociale è sempre possibile, mettendosi in gioco in prima persona ma soprattutto come “Noi”, come comunità, condividendo un ideale di speranza, di giustizia e di uguaglianza.

Dal punto di vista pastorale, la Commissione nazionale valutazione film della CEI (Cnvf.it) ha valutato il film “Argentina, 1985” raccomandabile, problematico e adatto per dibattiti.

Credits:

Argentina 1985