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con gli occhi di gesù Domenica 15 maggio - V di Pasqua

“Come io ho amato voi”

Lo sguardo di Gesù è portatore di novità: non perché cancella tutto ciò che è vecchio, ma perché legge tra le rughe di ogni vecchio volto la possibilità di nuovi inizi; non cerca una nuova terra, ma vuole veder fiorire questa, la vuole vedere nuova.

Di questo amore siamo amati e di questo amore possiamo amarci gli uni gli altri, nella fiducia di vedere i nostri volti rinnovati, finalmente, dal suo amore.

DAL VANGELO SECONDO Giovanni (13, 31- 33a. 34-35)

Quando Giuda fu uscito [dal cenacolo], Gesù disse: «Ora il Figlio dell'uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito.

Figlioli, ancora per poco sono con voi. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».

C’è una forte carica di urgenza nel Vangelo di oggi; qualcosa sta per accadere, e sappiamo che sarà tragico, e Gesù sente il bisogno di lasciare ai suoi quello che ha di più prezioso, il comandamento nuovo. Vorrebbe che il suo sguardo diventasse il nostro sguardo.

Eppure, proprio la novità di questo comandamento deve essere osservata con attenzione, così come la “novità” della seconda lettura: “Un cielo nuovo e una terra nuova”, “la Gerusalemme nuova”, “Ecco io faccio nuove tutte le cose”. Tutto nuovo, ma cosa significa?

La parola “nuovo” è strana perché può indicare due cose molto diverse. Si può dire di avere un nuovo marito dopo un divorzio o una nuova casa dopo un trasloco. Questo è il nuovo cielo. Oppure si può dire di avere un marito nuovo dopo una magnifica vacanza, in cui si sono recuperate forze e sentimenti, oppure una casa completamente nuova, dopo una grande ristrutturazione. Questo è il cielo nuovo. Sono due novità diverse. Nel primo caso il vecchio sparisce e fa spazio al nuovo, nel secondo il vecchio è rinnovato e rivive.

Lo sguardo di Gesù com’è? Trapassa e condanna il vecchio per annunciare qualcosa di nuovo e di altro? Se è così noi, che siamo vecchi e segnati, siamo perduti. Oppure rinnova il vecchio e suscita in lui forze e vita sconosciute e nuove?

Sbagliare questo sguardo è fatale perché condiziona anche il nostro sguardo. Può essere uno sguardo inquieto, che non sa posarsi, insofferente verso il vecchio che siamo noi e che sono gli altri, in attesa di altro. Questo sguardo attende una nuova terra, perché questa non la sopporta. Oppure può essere uno sguardo fiducioso, che legge fra le rughe di questo vecchio volto la possibilità di nuovi inizi. Questo sguardo – che è lo sguardo di Gesù – non cerca una nuova terra, perché vuole veder fiorire questa, la vuole vedere nuova.

Di questo amore siamo amati e di questo amore possiamo amarci gli uni gli altri, nella fiducia di vedere i nostri volti rinnovati, finalmente, dal suo amore.

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