Palazzo Agliardi racchiude 500 anni di storia della città e non solo di bergamo: l’intreccio di vicende familiari, dinastiche, imprenditoriali, artistiche e militari che questo edificio racconta e testimonia è arricchito da grandi nomi ed eventi storici che vanno oltre le mura di Bergamo e segnano da un lato la storia d’Italia e dall’altro la storia dell’arte.
Il palazzo fu edificato nel Cinquecento dal conte Alessandro Martinengo Colleoni (nipote di Bartolomeo Colleoni), il cui nome è legato al capolavoro commissionato a Lorenzo Lotto (Pala Martinengo, 1513, nella vicina chiesa di S. Bartolomeo), quando via Pignolo era la via nobile che conduceva in città alta, e ancora le Mura Venete non erano state costruite. Alcune famiglie in quegli anni edificarono qui le loro dimore: Bassi Rathgeb, Sozzi Vimercati, Bonomi, Lupi, Agliardi, Monzini, Grataroli, Daina, De Beni, Suardi, Carrara Berizzi Quarenghi.
Palazzo Agliardi (ex Martinengo Colleoni) sarà poi riedificato e ampliato nel Settecento dal conte Mosconi su progetto di Giovanni Battista Caniana e infine acquistato nell’Ottocento dal conte Paolo Agliardi, che partecipò al Risorgimento con i figli Alessio, Pietro e Giovanni Battista negli anni in cui Garibaldi progettava la Spedizione dei Mille incontrandosi nei palazzi di Bergamo con Gabriele Camozzi, Francesco Nullo, Vittore Tasca ed altri, facendo così di Bergamo “La città dei Mille”.
Lo stemma dei Colleoni, ancora presente nelle cantine del Palazzo, è il punto di partenza di questo viaggio nel tempo che attraverso gli affreschi e la quadreria ci conduce dal Rinascimento, al Barocco e al Neoclassicismo fino al Novecento, quando la contessa Agliardi ospitava l’amica Maria Montessori, che il fotografo Da Re immortalò nel celebre scatto che divenne l’effigie della banconota da Mille lire.
Un antico casato
La famiglia Agliardi ha origini molto antiche, che risalgono all’anno 1000, quando tre fratelli giunsero in Italia dalla Pannonia al seguito dell’Imperatore, stabilendosi in Val Cavallina e dando in seguito origine alle famiglie Agliardi, Martinengo e Terzi. Il primo documento storico è del 1175, relativo ad Ayardo, Console di Giustizia a Bergamo. Il ramo della famiglia ad oggi vivente risiede tra Palazzo Agliardi in via Pignolo e Villa Pesenti Agliardi a Sombreno, sulle pendici dei colli di Bergamo.
Lo stemma rappresenta tre spicchi d’aglio, a significare il casato Agliardi, con due rami di vite sormontati da un’aquila, indice di appartenenza ghibellina. Nella ricca genealogia di famiglia si segnalano in epoca rinascimentale Alessio Agliardi, architetto ed ingegnere idraulico a Venezia al servizio del Doge e di Bartolomeo Colleoni e maestro a Bergamo di Pietro Isabello; Lucrezia Agliardi Vertova, fondatrice del Monastero di S. Anna in Albino, di cui esiste un ritratto opera di Gian Battista Moroni e soprattutto Bonifacio Agliardi, diplomatico, che nel 1571 fu insignito dall’imperatore Massimiliano II del titolo di conte.
Un altro Bonifacio, nel Seicento, fu tra i fondatori dell’Accademia degli Eccitati prima di essere nominato Generale dell’Ordine dei Teatini e successivamente Vescovo di Adria. Infine il già citato Paolo Agliardi, che nel 1845 acquistò “per 80.000 svanziche” il Palazzo dal conte Mosconi, fu protagonista del Risorgimento con i tre figli Alessio, Pietro e Giovanni Battista il quale in seguito divenne Senatore del Regno d’Italia.
Le sale, gli affreschi, i quadri.
Dal portale a tutto sesto che funge da ingresso al Palazzo lungo via Pignolo, si accede a un cortile interno sul quale affaccia un porticato, retto da colonne binate, che conduce ai cinque saloni comunicanti: un ampio salone d’onore centrale che dà su un giardino pensile fiancheggiato da quattro sale, due rivolte alla corte interna, due al giardino pensile.
Il salone centrale, affrescato da Carlo Innocenzo Carloni con soggetti mitologici (Bacco, Arianna, Apollo, Diana) e impreziosito dagli stucchi del ticinese Maurizio Camuzio e dai paesaggi delle tele del Cignaroli, artista di corte dei Savoia, è un ambiente arioso e luminoso: con la sua doppia esposizione suggerisce il linguaggio dell’arte neoclassica come mezzo di comunione, non solo fisica, tra l’architettura della corte e la natura del giardino pensile.
La sala che affaccia sulla corte alla sinistra del salone centrale, oltre all’affresco settecentesco di Federico Ferrario (il sacrifico di Polissena) e a una Deposizione cinquecentesca di Jacopo Bassano ospita tre paesaggi rappresentanti la campagna romana dipinti nel 1781 da Jakob Philipp Hackert, amico di Goethe che ne scrisse la biografia. Hackert dipinse alla corte di Federico II di Russia e per Paolo Petrovic, futuro Paolo I di Russia. Dopo il soggiorno romano fu chiamato da re Ferdinando IV e divenne pittore alla corte dei Borboni di Napoli.
La sala detta “Neoclassica”, che affaccia sul giardino alla sinistra del salone, è decorata dai grandi fregi commissionati da monsignor Mosconi nel 1835 a Quirino Salvatoni e a suo figlio Giovanni Battista dove si racconta l’incontro fra l’imperatore Carlo V e il papa Clemente VII, al secolo Giulio de’ Medici, in occasione della riconciliazione fra la Chiesa e l’Impero, avvenuta in Bologna nella chiesa di San Petronio il 1° gennaio 1530. Alle pareti i ritratti ottocenteschi dei conti Alessandro, Paolo e G. Battista Agliardi, quest’ultimo opera di Cesare Tallone. Ma le opere più curiose, sulle quali il critico Vittorio Sgarbi ha speso parole di grande ammirazione, sono le due tele seicentesche di Pietro Liberi che con gusto barocco rappresentano la Virtù che difende l’Innocenza dal Vizio e l’uomo che presenta la sua opera alla Fortuna.
La sala sulla destra del salone, sul lato del giardino, presenta il grande affresco “Diana e Endimione” del Carloni e le due tele seicentesche di argomento sacro, “Agar nel deserto” di Simone Contarini detto il Pesarese e una Decollazione del Battista di Francesco Boneri detto Cecco del Caravaggio.
Infine, la sala che affaccia sulla corte alla destra del salone, anch’essa affrescata con scene mitologiche e arredata con quadri a tema bucolico, era la sala da pranzo, che è stata allestita nello stile della dimora con ceramiche, cristalli, corredi e stoviglie, per offrire al visitatore un “quadro” di vita quotidiana del Palazzo.
I "DESIGNERS FOR BERGAMO" DI PALAZZO AGLIARDI
Grazie a Palazzo Agliardi | Testi a cura di Leone Belotti | Fotografie: Ph. di Palazzo Agliardi © Palazzo Agliardi - Stemmario Famiglia Agliardi - Enciclopedia delle Famiglie Lombarde