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Percorrendo il sentiero dei nidi di ragno Diario di viaggio della classe III B - a.s. 2021/2022

Convitto Nazionale Vittorio Emanuele II - Roma - Scuola Secondaria di I Grado

"Ci sono strade che lui solo conosce e che gli altri ragazzi si struggerebbero di sapere: un posto, c'è, dove fanno il nido i ragni, e solo Pin lo sa ed è l'unico in tutta la vallata, forse in tutta la regione: mai nessun ragazzo ha saputo di ragni che facciano il nido, tranne Pin..."

Anche noi della IIIB abbiamo tentato di percorrere i nostri sentieri dei nidi di ragno, lastricati di fantasia, opinioni, diversità e condivisioni, ma anche di competenze (esistenti o acquisite per l'occasione), di impegno e di sfide. Abbiamo letto il libro di Italo Calvino, immergendoci in una fase storica fondamentale del '900 e reinterpretandone alcune parti secondo le nostre idee e la realtà odierna.

Locandina
L'ambiente, le cose e le persone (cap. I)
I PERSONAGGI... [come li vediamo]
Anch'io ho il mio "sentiero dei nidi di ragno"

"Mi capita, a volte, di immaginare il posto dei miei sogni, un luogo dove poter urlare senza che nessuno mi senta, parlare di ciò che voglio, sfogarmi e divertirmi. [...] Un luogo che sappia ascoltare e capirmi... [Alice Q.]

Il mio sentiero dei nidi di ragno è il cassetto del comodino vicino al mio letto. [...] Lì dentro ci sono molte cose importanti per me, [...] lettere che scrivo quando sono triste per sfogarmi. Questi semplici fogli di carta riempiti con dell'inchiostro dicono molto di me... [Virginia]

[...] Questo luogo è un bosco, un luogo silenzioso dove si sentono solo i rumori degli uccelli. Il mio sentiero non lo direi a nessuno proprio per stare in pace. [Tobia]

[...] penso subito alla mia cameretta nella casa dove passo l'estate, perché prima di addormentarmi ripasso tutta la giornata, proprio come se la raccontassi a quelle quattro mura. [Francesca]

Il mio sentiero si trova a pochi metri dalla spiaggia che frequento d'estate. Lì, con la mia migliore amica, passo dei bei momenti durante i quali ci raccontiemo tante cose, anche per sfogarci. Insomma, facciamo ciò che ci fa stare bene. Speriamo che nessuno ci scopra! [Sara]

Il mio sentiero è il campo da calcio ad Apricena dove vado con Gennaro "u professor" e mio nonno. Perché mi diverto e sono libero. [Vittorio]

Ognuno di noi ha un "sentiero"; può essere qualsiasi luogo: una spiaggia, una stanza o anche un suono. Per me è la mia camera da letto, quel posto dove coltivo le mie passioni, quel posto dove passerei tutta la mia vita. [Genny]

Il mio "sentiero" è il campo da calcio costruito da me con la mia famiglia. Qui tutti i pensieri scompaiono: è un posto dove sfogarsi. [Giacinto]

[...] penso subito ad una spiaggetta nell'angoletto di un castello, che di notte è sempre deserta. Qui il silenzio è il Re e l'unico suono che potrai udire è la marea. Avrai i piedi feriti, dopo aver attraversato il sentiero che porta ai nidi di ragno. Ma si cureranno grazie alla dolce brezza e all'acqua del mare. [Greta K.]

Il mio sentiero è nel bosco che sta vicino alla mia casa del Nevegal. E' il mio posto speciale perché mi fa sentire bene. Così, spesso, ci vado anche insieme al mio gatto e al mio cane. [Giuseppe]

Quando ho un magone che non riesco proprio a digerire e ho bisogno di sfogarmi, non credo di poterlo fare altrove che sul vialetto che porta alla mia casa al mare. E' dissestato e anche un po' bruttino, ma fin da piccola ho sempre ritenuto speciale quel posto, senza saperne spiegare il motivo. [Alice P.]

A volte chiudo gli occhi ed immagino di stare in un campo da calcio, l'unico posto in cui i sogni diventano realtà... [Gian Maria]

La mia camera custodisce tutti i miei segreti e i miei pensieri. E' il mio spazio personale. Qui trovo la Greta di quando era piccola, quindi del mio passato, ho le cose del mio presente, quindi di me adolescente, e ci sarà la Greta del futuro... [Greta F.]

Il mio sentiero dei nidi di ragno è un campo da calcio. Sì! Apparentemente molto monotono, ma se passarci il tempo è una passione allora i sentimenti che evoca li comprenderà solo a chi succede. Riscontro il mio essere, come tutti, anche se femmina. Diversità e pregiudizi non contano, o forse non dovrebbero. [Ludovica]

L'ULTIMO DESIDERIO DI PIETROMAGRO IL CIABATTINO (CAP. IV)

- Pin, io morirò. Tu devi giurarmi una cosa. Devi dire giuro a quello che dirò. Giuro che per tutta la mia vita combatterò perché non ci siano più prigioni e perché sia rifatto il codice penale. Di': lo giuro.

- Lo giuro, - dice Pin.

- Te ne ricorderai, Pin?

- Sì, Pietromagro, - dice Pin.

Noi, nel nostro piccolo, saremmo in grado di onorare il giuramento di Pin? Cosa pensiamo di una società priva di prigioni?

Oggi sono un’adolescente, non ho la maturità e l’esperienza per capire fino in fondo se la prigione sia una cosa buona o meno, ma adesso, in questo momento, la mia idea è che è giusto andare in galera se questo porta le persone a capire che esistono delle regole, delle leggi da rispettare per vivere sereni in una società. Non credo nella violenza, quindi mi auguro che le galere servano per riabilitare le persone che ci vanno, aiutarle a guarire per rintegrarsi tra di noi. [...] Mi piacerebbe immaginare un carcere dove si insegni alle persone a volersi più bene, a lavorare e a curarsi per i loro problemi, e non in un posto dove c’è violenza e ingiustizia perché è proprio questo che non insegna niente a nessuno. [Greta F.]

[...] Un mondo senza prigioni sarebbe un mondo molto in confusione, visto che le persone commetterebbero atti cattivi senza ricevere punizioni. [...] Ma senza le prigioni, non c’è il rischio di essere incolpati ingiustamente, facendosi diversi anni di carcere. [...] Sono molto indecisa se abolire le prigioni o mantenerle per conservare la stabilità nel mondo. [Viola]

[...] Non eliminerei completamente le carceri, ma porterei loro delle modifiche importanti, quali l’alleggerimento delle norme da rispettare nell’interno, ovvero permettere maggiore tempo d’aria o meno tempo impiegato nei lavori per l’Istituzione; permesso di incontrare i propri cari di persona, senza alcuna divisione e per più tempo; impiegare almeno un’ora a giornata in sedute comuni a cui tutti saranno obbligati a partecipare, assieme alla collaborazione di uno specializzato in materia che sappia coinvolgere il pubblico, per far intendere quali azioni son corrette e l’opposto. [...] [Ludovica]

[...] Finché esisterà l'Umanità, le prigioni non potranno essere abolite. Ma se noi riusciamo a non compiere dei crimini o uccidere persone, forse sì. Però per questo servirebbe un death note come ha fatto Light Yagami, però non è finita bene.Io spero che un giorno riusciremo ad abolire le prigioni, ma non penso in questi tempi e nemmeno quando sarò morta. Spero con tutto il cuore che un giorno sarà così, ma per ora Pietro Magro non si può accontentare. [...] [Greta K.]

[...] Pensavo che abolirle fosse una cosa impossibile, ho fatto però alcune ricerche che mi hanno fatto, in parte, cambiare idea. Ci sono tantissimi siti che si chiamano “abolire le prigioni non è un’utopia” che mi hanno fatto pensare che forse la prigione non è proprio una scelta giustissima. [...] Questi siti spiegano che il sistema penitenziario non appartiene alla categoria della giustizia ma a quella della vendetta. Per questo motivo va superato. In effetti in parte hanno ragione, ma se non ci sono più le prigioni i criminali vanno in giro indisturbati a rubare ciò che vogliono e a uccidere chiunque vogliano. Quindi bisognerebbe, secondo me, mandare in un centro di rieducazione comportamentale gli individui che compiono piccoli furti e in prigione gli assassini. [...] [Alice Q.]

[...] La punizione necessaria per i reati gravi non può che essere la reclusione in ambienti controllati per proteggere i cittadini dal pericolo di ripetizione del reato. Sicuramente il carcere potrebbe essere gestito meglio e diventare realmente un luogo per recuperare i criminali e aiutarli a capire i loro sbagli. Nella sstoria, invece, le prigioni sono state usate in modo ingiusto e repressivo, come durante la Seconda Guerra mondiale, che coimcide con il periodo fascista e nazista. [...] [Sara]

[...] Se non ci fosse un costo da pagare a seguito della violazione delle regole, quelle stesse regole sarebbero continuamente violate. Se il mondo non avesse prigioni, nessuno avrebbe diritti, perché infrangendo le leggi nessuno li rispetterebbe. [...] In ogni caso, uno Stato civile e democratico deve garantire che anche all'interno delle prigioni vi sia il rispetto delle condizioni di umanità nel trattamento dei detenuti. Altrimenti il rischio è che all'interno delle prigioni si creino situazioni in cui i carcerati, anziché riabilitarsi, diventino ancora più criminali. [Alice P.]

Secondo me, le prigioni dovrebbero essere come sono nella realtà. L'unica cosa con cui non mi trovo d'accordo è la pena di morte che viene eseguita in alcuni paesi, ad esempio gli Stati Uniti. [...] La vita non si può ridare, la libertà invece sì. [...] [Giuseppe]

[...] Sarebbe la legge della giungla: "vince il più forte", oppure "mangi o vieni mangiato". L'idea mi fa impazzire... [Gian Maria]

Secondo me sì, perché i veri criminali non stanno in prigione e al posto della prigione si potrebbero usare i lavori forzati. Tutti quei lavori non "dignitosi" li possono fare i carcerati, per lasciare ai civili i lavori migliori e per far fare loro qualcosa, ma con uno sfondo di punizione. [Vittorio]

[...] Le leggi sono senz'altro la base di ogni società organizzata; esse infatti, nella maggior parte dei casi, rappresentano il confine tra giusto e sbagliato, libertà e prigionia, vita e agonia. [...] L'assenza di uno strumento di "punizione" porterebbe, se non altro, all'anarchia, perciò ne reputo essenziale la presenza. [Genny]

[...] L'unico caso in cui ci possa essere una società senza prigioni è dove tutti sono così buoni e persone per bene da non commettere reati, ma penso che questa cosa sia impossibile, vedendo la società di oggi. [...] [Francesca]

"Una notte, per fargli uno scherzo, il Dritto gli dice che nella terza fascia di prato c'è una sorpresa per lui." [Cap. VII] E' una "sorpresa" terribile, come terribile sarà l'esecuzione dei presunti responsabili della morte di "Marchese", descritta nello stesso capitolo. Come terribile è la guerra, con la sua capacità di disumanizzare anche i giusti.

Per questo abbiamo cercato di coglierne gli orrori, componendo poesie alle quali abbiamo dato forma e movimento:

La prima volta che ha tolto dei pidocchi da una camicia è stato con Pietromagro, nella prigione. Pin vorrebbe essere con Pietromagro e riaprire la bottega nel carrugio. Ma il carrugio è deserto ormai, tutti sono scappati o prigionieri, o morti. [...] Pin tra poco si troverà abbandonato da tutti in un mondo sconosciuto, senza saper più dove andare... (Cap.X)

Il decimo capitolo vede Pin vivere un momento difficile, troppo complicato per qualsiasi bambino. Malgrado la giovane età, è il momento dei ripensamenti. Abbiamo provato ad immaginare noi stessi (venticinquenni, laureati e con un buon lavoro) intenti a ripensare ai nostri dieci anni: l'età di Pin.

Alla fine del percorso...

"E continuano a camminare, l'omone e il bambino, nella notte, in mezzo alle lucciole, tenendosi per mano."

Il nostro percorso sul sentiero dei nidi di ragno (certamente parziale e – a volte – controverso) termina qui.

Attraverso il primo romanzo di Italo Calvino abbiamo cercato di confrontarci con un cardine della letteratura italiana del ‘900, che a sua volta affronta uno dei temi più importanti della nostra Storia di quel secolo visto con gli occhi di un bambino.

Al di là dell’atteggiamento generalmente positivo nei confronti del lavoro nel suo complesso, l’approccio con il libro non è sempre stato dei migliori.

Secondo Greta K., per esempio, la conclusione del libro non ha senso e il libro poteva essere sviluppato meglio. Per questo, di tutti i libri di Calvino, questo è il peggiore.

Giacinto ha spiegato che nei primi capitoli, a suo parere, è tutto molto fluido, ma da quando arriva il Cugino la narrazione si fa più confusionaria.

Anche secondo Alessandro, inizialmente il libro è coinvolgente, ma poi, progressivamente, diventa più noioso.

Secondo Alice P., Calvino vuole mostrarci, attraverso questo libro, com’era la realtà negli anni della lotta partigiana, basandosi su esperienze che lui ha davvero vissuto in quegli anni.

Tutti giudizi ammissibili, considerando che lo stesso Autore (nella sua “Prefazione” del 1964 che abbiamo letto solo al termine del lavoro) esprime le sue difficoltà nel collocare il romanzo in un ambito letterario ben definito.

Il confronto con un’opera solo apparentemente “semplice” ci ha comunque permesso di focalizzare alcuni argomenti sui quali riflettere, sottolineandoli con fantasia, contenuti, tecniche varie e collaborazione.

Sull’utilità di questo lavoro, ci affidiamo al giudizio del Tempo...

Ed. Raffaele Corte (ha collaborato Alice P.)

Credits:

Creato con immagini di Valiphotos - "road forest fall" • unai - "A young woman climbing the top among the fog at the top of the mountain of Aiako Harriak, Oiartzun. Basque Country"