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con gli occhi del Padre Domenica 22 maggio - VI di Pasqua

“Noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui”

Lo sguardo di Dio è uno sguardo spazioso. E lo spazio del Padre, del Figlio e dello Spirito non è angusto, non costringe a mettersi in fila, ma apre l’orizzonte e permette di muoversi con pace, bellezza e libertà. È bello abitare il vasto spazio di Dio, e al tempo stesso offrire il proprio spazio, la concretezza dei propri giorni, come spazio in cui accogliere la vita del Dio trinitario.

DAL VANGELO SECONDO Giovanni (14, 23-29)

Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.

Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.

Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: «Vado e tornerò da voi». Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l'ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate.

Cosa significa vivere sotto lo sguardo del Padre? I testi della liturgia di oggi ci tolgono l’illusione che si tratti di qualcosa di semplice. Già nella prima chiesa, fra i fratelli ci sono dissensi e discussioni animate, così come nello spazio della Gerusalemme celeste ci sono molte porte, molte tribù, molti posti.

Perfino nel Vangelo sembra esserci un senso di disordine: non è facile capire bene chi va e chi viene, chi parla e chi ascolta, chi insegna a nome di chi.

Questo accade perché lo sguardo di Dio è uno sguardo spazioso. E lo spazio del Padre, del Figlio e dello Spirito non è angusto, non costringe a mettersi in fila, ma apre l’orizzonte e permette di muoversi con pace, bellezza e libertà.

In questa casa che è tutta un tempio, perché tutta pervasa dalla luce di Dio e dell’Agnello, si può abitare. È una casa viva, dove ci possono essere tensioni e disaccordi, come nelle nostre case. La pace che ci viene affidata non è silenzio e quiete, o non solo. È una pace viva, piena di voci e di diversità, e per questo è una pace che fa spazio anche a ciascuno di noi.

C’è però un fatto sorprendente: il Dio ospitale, spazioso, non ha paura di farsi ospite, di invitarsi a casa nostra: “prenderemo dimora presso di lui”. I cristiani sono così al tempo stesso coloro che abitano in pace il vasto spazio di Dio, e che offrono il proprio spazio, la concretezza dei propri giorni, come spazio in cui accogliere la vita del Dio trinitario.

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