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GLI ANNI DEL COLLEGE facoltà di Fine Arts Champaign, Illinois 1952-1955

Michele ROSA, 1954

10 SETTEMBRE 1953

Con un visto che mi permette di restare fino al 31 agosto 1955 mi imbarco dall'aeroporto di Roma Ciampino per iniziare il mio primo viaggio per l'America. E' così che noi italiani usiamo chiamare gli U.S.A..

Arrivo a Londra per attendere qualche giorno il volo verso gli Stati uniti. Per fare scalo di rifornimento in Canada l'aereo scende tra le nuvole aprendo la vista sulle sconfinate foreste nordamericane. Dopo la sosta, di nuovo il decollo per l'ultima tratta e resto incantato a guardare dall'alto la distesa degli alberi per lungo tempo. Il volo su un quadrimotore della Pan-Am il 17 settembre finalmente atterra.

Viene a prelevarmi all'aeroporto Idlewild di New York mia cugina Dorothy Santopadre da Chicago (XL) che vive in città e dove studia canto da opera. Si presta con gentilezza ad accompagnarmi in centro con l'auto fino al suo alloggio con vista su Central Park. Sono intimidito dalla maestosità e arditezza dei grattacieli eretti nel centro. Ne avevo spesso sentito parlare ma resto ugualmente colpito alla vista e dalla rapidità degli ascensori per arrivare in cima.

Dorothy mi fa da guida in città per quasi tre giorni per poi partire insieme alla volta di Washington con la sua automobile. Lì vive Mary, un'altra cugina e sorella di Dorothy sposata con un costruttore e, finito il giro turistico della città, mi mostra gli edifici prossimi al termine e quelli terminati di proprietà del marito [George V Calabrese (n.d.r.)] e pronti per essere messi in vendita.

La capitale è monumentale, abbellita da grandi parchi urbani e densa di edifici in stile austero. Alla Union Station ci salutiamo con un abbraccio. Riparto stavolta in treno da solo per Chicago (IL) dove la mattina dopo alla Grand Central Station mi aspetta il padre di Dorothy mio zio Tullio, nonché fratello di mia madre, che vive e lavora lì da molti anni con sua moglie zia Vincenza e mio cugino Fernando (Fred) trentacinquenne e le altre sorelle (che sono - oltre a Mary e Dorothy - Ann, Clara e Lorraine).

Grattacieli e sopraelevata di Chigago, 1953

La città è tappezzata di manifesti giganti con le foto pubblicitarie della bellissima Marylin Monroe ritratta spesso a prepotenti seni scoperti mescolando moda e sensualità.

Le strade di Menphis, 1955

Oggetti della tecnica moderna (macchine da scrivere, frullatori, ecc.) sono esposti nelle vetrine in composizioni pubblicitarie che nell'insieme mi sembrano esse stesse opere d'arte o nature morte del progresso.

Negozi e vetrine per le strade di Menphis, 1955

Dopo essere rimasto ospite dai miei zii per un paio di giorni ci salutiamo col proposito di rivederci spesso. A Champaign trovo una sistemazione provvisoria fintanto che sono impegnato a espletare tutte le pratiche per l'accoglienza. Essendo già iscritto per corrispondenza alla facoltà di Architettura la procedura è agevole.

Mi assegnano un alloggio presso una fraternity situata vicino al main building dell'università e abitata soprattutto da giovani sud-americani di lingua spagnola ai quali mi accomuna la religione cattolica ma ci sono anche studenti dall'India e Pakistan. L'area dell'Università è vastissima ed è chiamata campus. La mia facoltà è collocata in una palazzina a tre piani fatta di mattoncini rossi con decorazioni neoclassiche al portale, ai cornicioni e alle finestre.

Studenti al campus presso l'università di Urbana-Champaign, Illinois 1953
Michele Rosa al campus dell'università di Urbana-Champaign, Illinois 1953

Frequento il corso di lingua per imparare l'inglese di cui conosco solo qualche parola. L'estrazione culturale latina non mi aiuta nell'apprendere fonologia, grammatica e costruzione della semplice frase anglosassone. Comincio col leggere autori come Shakespeare (Enrico IV, Amleto, ecc.) ma non sono letture adatte al linguaggio di tutti i giorni. Per fare più rapidamente mi è stato consigliato di ascoltare l'inglese il più possibile. Spesso la sera, o nel fine settimana quando non lavoro, vado a vedere films al centro. Le sale che frequento sono un po' tutte ma spesso vado al cinema Rialto in Church St., al Virginia theatre in w. Park Av., oppure all'Illini movie theatre in Main st.

I films italiani neorealisti doppiati in lingua inglese sono molto in voga. Le attrici come Silvana Mangano, Gina Lollobrigida e Anna Magnani sono seguite e apprezzate come le epiche pellicole di Cecil DeMille. Passo anche alla lettura di autori come Steinbeck (Of Mice and Men), Kronin (the Citadel) ma inizio anche a leggere War and Peace di Tolstoj. La lettura in lingua mi ha allontanato dai miei libri di J. P. Sartre e S. Kirkegaard.

In facoltà è tutto diverso da come sono abituato in Italia. I professori sono socievoli e mai severi, cordiali ma mai confidenziali. Sembrano capaci e preparati come i nostri anche se si avverte la mancanza di profonde basi culturali classiche.

I compagni di studio si impegnano molto concentrandosi e forse si prendono troppo sul serio come gli stessi professori nelle occasioni ufficiali. Apprendo il meccanismo dei crediti che mi era del tutto sconosciuto.

Come prevede il visto consolare, la frequenza ai corsi concede la possibilità di lavorare all'interno del campus. Dal primo giorno di calendario accademico sono impegnato al laboratorio di fisica nucleare detto "Betatron" diretto dal prof. Donald W. Kerst.

L'edificio è all'angolo di Stadium Dr. e Oak St., vicino alla centrale elettrica dell'Università e contiene il nuovo macchinario, il Betatron appunto, in attività da appena qualche anno. Lo strumento è costruito per la ricerca sulla fisica nucleare, il grande betatron (mod. 340-MeV) che accelera gli elettroni ad un'energia di 340 milioni di elettronvolt.

L'apparato è il primo acceleratore di elettroni a induzione magnetica al mondo e sfrutta la forza elettromotrice associata a un flusso magnetico regolabile per accelerare le particelle cariche. É utilizzato per studi nella fisica nucleare come la foto-disintegrazione di nuclei, la foto-produzione di pioni e altre interazioni.

Il mio compito è quello di individuare, mappare e registrare le particelle atipiche e sconosciute che osservo al microscopio su vetrini nel gruppo del research prof. Gilberto Bernardini, e sotto la sua supervisione. I vetrini mi vengono passati dopo la fotografia in emulsione che serve per fissare le particelle prodotte dagli esperimenti.

A differenza di quello che può sembrare il lavoro è stimolante e mai noioso e pagato 1.20 $/ora. Dopo i primi giorni nei quali devo imparare a memoria tutte le forme, i colori, e soprattutto i nomi di un centinaio di particelle note, devo scovare forme colorate atipiche riconducibili a nuovi frammenti di materia generati dagli urti atomico-nucleari indotti all'interno della macchina. Un compito abbastanza delicato che condiziona il lavoro successivo. Se sbaglio faccio perdere tempo al progetto, se lavoro bene il risultato arriva prima per tutti.

Settembre 1953

I corsi all'università cominciano il giorno 28 settembre ma prima devo presentarmi all'Health service del McKinley hospital per una visita medica. Come un militare alla visita di leva mi pesano, mi misurano l'altezza, la temperatura e l'udito, mi sottopongono a elettro-cardio-gramma, a numerose radiografie per tutto il corpo. Mi visita il cardiologo, l'otorino­laringoiatra, il pneumologo, mi prelevano il sangue e urine, mi fanno il test tubercolare, mi misurano la vista al tabellone, mi trovano una carie ad un dente molare.

1 Ottobre 1953

Quando vado a Chicago per visitare musei e gallerie oppure al Consolato generale d'Italia per l'estensione dei permessi, passo sempre a trovare i parenti. Trascorro qualche volta il fine settimana a casa loro. Non conoscendo ancora bene l'inglese evito di uscire e di frequentare gente madrelingua e il mio linguaggio diventa sempre più accettabile. Qualcuno lo trova anche forbito visto il ricorso a termini di origine latina che uso di sovente, ma più per mancanza di vocaboli che per vera ostentazione.

Michele Rosa davanti al Museo di storia naturale, Chicago

26 Novembre 1953

Il professor Kerst mi onora di invitarmi a pranzo a casa sua per il Thanksgiving day, una festività molto sentita qui che riunisce la famiglia con i parenti e le persone più care. Prima di cominciare il pranzo ci alziamo tutti in piedi per una solenne e commovente preghiera cui non sono abituato. Al padrone di casa tocca tagliare il tacchino ripieno per i commensali.

Dicembre 1953

Sono due mesi che vivo nella fraternity dove tutti collaboriamo con turni di sorveglianza e per tenere in ordine. Le regole e gli orari però sono alquanto rigidi, così decido di cercare un alloggio definitivo in affitto presso l'accomodation service della segreteria degli studenti. Ad un affitto conveniente trovo una casetta in legno ben tenuta circondata da una aiuola, formata da un piano rialzato e un basement al n. 707 di s. First St. situata a circa 5 blocks a nord-est del laboratorio e a 6 a nord-ovest della facoltà di Architettura. È così vicina alla mia università e al laboratorio da poter andare a piedi. La proprietaria sessantenne è cordiale e talvolta invita a cena me ed un mio amico sudamericano intrattenendoci in piacevoli conversazioni.

Febbraio 1954

Tutti vogliono diventare miei amici forse perché qui gli studenti italiani sono pochi. Talvolta per divertimento mi portano al The Turk's Head, un nightclub nella vicina città di Urbana oppure andiamo allo stesso Virginia theatre quando sono in scena opere teatrali.

Ho capito da un po' che per cordialità e educazione le ragazze non possono rifiutare appuntamenti (che qui si chiamano "date") per uscire con un ragazzo. La conoscenza non perfetta della lingua comincia a non essere perciò più di ostacolo agli incontri e frequentemente chiedo e ottengo di uscire con tutte le ragazze che mi interessano.

Michele ROSA per le vie di Chicago, 1954

Marzo 1954

Ho un appuntamento con una ragazza molto attraente di carnagione creola. La consuetudine vuole che l'uomo vada a prelevarla presso la residenza e la riaccompagni alla fine della serata, in stretta osservanza della forma. Sbaglio indirizzo dell'appuntamento perché mi spiegano il giorno dopo che molte delle strade hanno, con lo stesso numero civico, una parte est ed una ovest (oppure una nord e una sud) e perciò chi non lo sa e guarda distrattamente le indicazioni rischia di presentarsi nel posto sbagliato. Non ho più rivisto quella bellissima ragazza che immagino debba essersi molto offesa per il mancato appuntamento.

E' il mio amico Tony, un avvocato che frequenta il master, ad informarmi sulle regole sociali della comunità. Mi dice di essere fortunato ad aver mancato l'appuntamento con una ragazza di colore, anche se per uno sbaglio, poiché il pregiudizio corrente porta ad escludere dalle amicizie chiunque abbia frequentazioni fuori dalle consuetudini. Una creola al mio fianco nella società americana non trova posto. In sostanza da sempre i neri frequentano i neri e così i bianchi, Se ci avessero visti insieme saremmo stati allontanati io dalle mie amicizie dei bianchi e lei dalle sue dei negri o sangue misto.

Maggio 1954

Spesso nel dopo teatro ci intratteniamo tra amici a scherzare e ballare in casa mia o ad ascoltare musica dalla radio o dal giradischi con le ragazze e gente sempre nuova. Amici e sconosciuti portano talvolta una bottiglia di vino sapendo che la compagnia è sempre ben accetta per far festa fino al mattino.

Mentre attraverso il campus mi ferma una graziosa ragazza che mi chiede come sto. Rimango sorpreso perché non penso di conoscerla. Fingendo di ricordare mantengo la conversazione e prendo tempo per acquisire elementi. Si accorge lo stesso che non la riconosco e allora si meraviglia di come mai non rammentassi di aver ballato con lei per una notte intera sul tavolo del soggiorno di casa mia durante una delle tante feste.

Giugno 1954

Non vado più come prima a trovare i miei zii e mio cugino a Chicago nei fine settimana. L'ultima volta, più di sei mesi fa, ho trascorso il Natale da loro e sono andato in macchina. Se capita di rimanere a dormire in città, anziché arrivare dagli zii che abitano nella zona ovest, mi fermo al YMCA hotel (820-828 s. Wabash Ave.). Evito di pranzare nei ristoranti per via del piatto unico che usano servire preferendo mangiare un pollo arrosto in posti poco formali.

L'orario di apertura del Betatron è molto lungo ed è quasi sempre aperto. Normalmente lavoro 3-4 ore al giorno dopo la cena delle h 18.00. Di sabato, non avendo corsi, approfitto per recuperare lavorando anche 7-8 ore. La paga è buona e riesco a guadagnare fino a 25 $/settimana. Cifra davvero consistente e che uso in buona parte per lo svago, mentre la retta e il resto lo pagano i miei dall'Italia.

Luglio 1954

Tony, l'avvocato, è sempre molto interessato alla cultura giuridica dell'Europa e appare attratto dalla giurisprudenza delle altre culture come quella italiana. Si meraviglia quando viene a conoscenza della mancanza della pena di morte nella norma giudiziaria nel mio paese d'origine. Dava per scontato che tutti i paesi avessero un inquadramento penale piuttosto simile. Con lui ho interminabili e piacevoli conversazioni sull'etica della vita e della morte e sulla possibilità di un destino diverso dalla detenzione punitiva per i condannati.

Viene spesso a trovarmi a ora di cena recando abbondanti porzioni di "ribs" su vassoio già pronte per essere mangiate, e acquistate in un barbeque poco lontano. Le chiacchierate inesauribili, dopo aver parlato di ragazze, si spostano volentieri sulla comparazione di alcuni principi del diritto romano col diritto longobardo, oppure questioni costituzionali. Argomenti sui quali ero informato per aver frequentato Ernani Efrati, un amico d'infanzia e avvocato con la passione della filosofia del diritto, con il quale ho condiviso anni di pensionato e di discussioni durante gli studi in Italia, a Roma e Napoli.

Michele Rosa con amici per le vie di Champaign-Urbana, 1954
Michele Rosa (in secondo piano) con amici per le vie di Champaign-Urbana, 1954

Settembre 1954

Sta per cominciare il nuovo anno accademico e la città si ripopola di studenti, studentesse e matricole. Le strade si riempiono di giovani nell'ambiente festaiolo e goliardico. Il timore degli esami futuri svanisce nel divertimento in compagnia.

Studenti durante il passaggio della sfilata goliardica, settembre 1954
Carri allegorici e festeggiamenti in occasione dell'inizio dell'anno accademico nel campus e per le strade di Urbana-Champaign, settembre 1954
Studenti in attesa del passaggio della sfilata goliardica, settembre 1954

Ho ricevuto la proposta dell'U.S. Army di finanziamento degli studi in cambio dell'obbligo di prestare servizio militare attivo dopo la laurea. Per una formazione da ufficiale frequenterei l'università come gli altri ricevendo addestramento e formazione militare durante l'estate. Si seguono esercitazioni regolari anche durante l'anno accademico sotto il controllo dell'unità militare che ha sede nella Armory del campus (505 East Armory Avenue).

Ottobre 1954

La facoltà di architettura non fa per me e decido di cambiare dopo un anno di corso. Mi iscrivo ai corsi di Fine Arts per assecondare il mio istinto per il disegno e la pittura.

Laboratorio di pittura presso la Fine Art

Nella scelta ha forse contribuito il lavoro che svolgo. Le particelle che osservo sono tutte di forma bizzarra e coloratissime. Le immagini variopinte che si delineano in ogni campo sotto la mia visione sono singolari e configurano composizioni insolite. Attività perciò molto interessante per gli amanti della bellezza. Conservo però i corsi complementari di scherma e lingua spagnola per non perdere i crediti.

Marzo 1955

Casa mia è ormai un luogo di ritrovo per tutti i miei amici. Il sabato talvolta viene a pranzo da me un collega veterinario che frequenta il master portando dei polli con le zampe mozzate facendomi credere che sono usati in esperimenti durante la settimana di studio. Quando non porta a cucinare il pollo da me mi sposto agevolmente e spesso con l'aeroplano nei fine settimana. L'aeroporto dell'Università, che serve anche tutta la contea, è vicino e nei giorni liberi dallo studio e dal lavoro è facile per me arrivare in altre città.

Maggio 1955

Scendendo dal marciapiede in downtown per attraversare la strada, una vettura guidata da un ubriaco tampona violentemente una delle due auto in parcheggio fra le quali sto passando. Il dolore di una frattura per schiacciamento della gamba in mezzo a due paraurti è da svenire e mi auguro di non provarlo mai più. Mi sveglio al Cole Hospital in W. Church St. dove l'autoambulanza mi ha portato. La vicinanza dei miei colleghi studenti si fa sentire con frequenti visite e con un biglietto di auguri con tutte le firme. L'incidente ha scosso anche loro. Per la convalescenza a casa sono dimesso dopo qualche giorno senza gesso ma con una fasciatura per la brutta ferita. Non potendo camminare bene per qualche tempo preferisco studiare e lavorare più del solito.

24 novembre 1955

Una ragazza americana compagna di corso è molto bella, si chiama Patricia (Pat) Shumacher da Springfield. Dopo il fidanzamento insiste per farmi conoscere i suoi genitori ed organizza l'incontro il giorno del Ringraziamento nella sua città di origine.

Michele e Patricia (Pat) Shumacher nel laboratorio di pittura del college, 1954

Dopo il lungo pranzo a base di tacchino ripieno, saluto e ringrazio tutti prima di riprendere la strada in auto per Champaign (IL). Sono nel buio del tardo pomeriggio, da solo e noncurante di andare dentro alla tormenta di neve che mi sorprende per strada.

Novembre 1955

Decido di prendere una pausa dal lavoro e dallo studio. Un altro mese nel lungo e gelido inverno dell'Illinois sarebbe odioso. Pianifico con un collega francese di trascorrere le vacanze natalizie in viaggio verso la California con l'automobile, una Studebacker Starliner del 1954.

Studebaker Starliner, 1954

Ci alterneremo nella guida per la difficoltà dovuta alla distanza da percorrere e alle incognite dell'itinerario dovute alle zone desertiche e poco frequentate dagli automobilisti. Compro una cartina stradale degli USA che riporta le stazioni di servizio lungo le strade e cominciamo a raccogliere informazioni tra i compagni di studio che dicono di saperne di più. Durante le chiacchierate alla sera dopo le lezioni cominciamo a tracciare qualche itinerario a matita e scambiarci opinioni e idee sul viaggio, compreso qualche indirizzo di fiducia qua e là suggerito da amici e ai quali ricorrere in caso di emergenza o difficoltà lungo il percorso.

4 Dicembre 1955

Manca poco più di una settimana alla partenza e il mio amico di viaggio desolato mi comunica di non poter venire, causa imminente matrimonio riparatore. Non me la sento di affrontare il rischio di un viaggio così lungo da solo. Decido allora di andare ugualmente ma ripiego su Miami (FL) come meta per passare il Natale e anche per ritrovare un po' di conforto climatico. Ho voglia di sole, di mare, dell'ambiente caldo della Florida. Non vedo l'ora di partire e l'idea del viaggio in auto per arrivare fino lì è esaltante.

La strada è lunga verso il golfo del Messico e molti pensieri mi avvolgono mentre viaggio. Ho anch'io un appuntamento con le nozze fissato da Pat per il mese di giugno prossimo. Pensarci mi mette a disagio e non so ancora se darò ascolto ai consigli del prof. Bernardini e della sig.ra Nella ai quali mi lega un affetto quasi filiale. Frequento la loro villetta, dove ho il piacere di portare fiori alla padrona di casa in occasione dei frequenti inviti a cena. Si interessano premurosamente ai miei programmi ed alle mie esperienze pittoriche come fossero miei famigliari. Loro da italiani non vedono di buon occhio le usanze americane così diverse dalle nostre tradizioni e dai nostri principi morali. La mia fidanzata Pat, molto amorevole e di fede protestante, sta anche frequentando la Chiesa Cattolica per cambiare religione. Vuole evitare intoppi sul percorso verso le nozze e fa molti piani per la nostra vita futura. Le ho chiaramente detto che ho bisogno di [tornare in Italia per (n.d.r.)] una sosta di riflessione. Nel meditare non posso escludere [la possibilità di un (n.d.r.)] mio mancato ritorno negli U.S.A., ma questo non serve dirlo ad una ragazza intelligente; [lei (n.d.r.)] si aspetta anche questo. Ritengo che i tempi siano ormai maturi per una pausa chiarificatrice da trascorrere in Europa. Se avvertissi il desiderio di voler condividere le mie esperienze di vita e il mio cammino di uomo, mi piacerebbe forse farlo con una conterranea.

Amo viaggiare in auto perché decido al momento dove fermarmi e cosa fare in base alle aspettative che mi suscita il posto. Può essere la visita a un museo, ad un bar, ad un assembramento di persone o la vista sulla riva di un fiume.

Il viaggio riprende e mentre attraverso il Missouri verso St. Louis rifletto su come lo stare oltre due anni in Illinois non è stato inutile dal punto di vista formativo. Pur possedendo radicati fondamenti classici acquisiti dopo anni trascorsi nelle scuole italiane, ho maturato metodi e contenuti nuovi nel disegno e nella pittura. Serviva una forte esperienza nord­americana per aprirmi insospettabili conoscenze sull'arte di questa parte del mondo. Da mesi trascorro intere giornate nel laboratorio di pittura della facoltà a sperimentare, a confrontarmi con i miei colleghi e a lavorare coi pennelli e le matite. La figurazione dei miei lavori va assumendo un nuovo e diverso significato, un più disinvolto aspetto formale. Ora gradisco maggiormente i grandi formati, la disposizione del colore con attrezzi non convenzionali. Apprezzo chi - come me - distribuisce il colore libero dalla forma, non sempre entro i bordi o i confini del soggetto espresso. Nei miei lavori la composizione, a volte abbozzata, e meno frequentemente dettagliata, esprime soggetti realistici. Insomma ho trovato una maggiore libertà che mi è congeniale e che mi perdona l'allontanamento dalla rigida ingessatura di certa scuola convenzionale cui ero abituato.

In un motel fuori Memphis (AR) stanco dopo tre ore di guida, ritorno sui miei pensieri. Ho conosciuto tante persone e anche per merito loro ho dei bei progetti per il domani. Spero di poter tornare presto per farne parte a tutti loro. Mi sento pronto ad un percorso nella pittura, la cosa che più amerei fare nella vita. Mi rendo tuttavia conto che agli occhi degli altri non è un mestiere. Voglio però conoscere cose nuove per dare appagamento alla mia curiosità per il bello e - nello stesso tempo - desidero un continuo impulso artistico dal quale possano scaturire sempre nuove esperienze estetiche.

Nei pressi della costa prima di arrivare al golfo l'ambiente diventa paludoso con alberi di magnolie e mangrovie. Una vista affascinante che rapisce il visitatore. Imbuco una stradina laterale non asfaltata che si inoltra nella foresta paludosa e man mano che avanzo lentamente con l'auto i rumori della strada si fanno sempre più ovattati. Guardo a naso in su con ammirazione questi giganti della natura dai quali pendono dei festoni muschiosi di color verde sbiadito. Il sentiero nella foresta si fa sempre più indefinito fino a lasciare posto al suolo fangoso del sottobosco. Non mi accorgo che il peso della vettura fa impantanare le quattro ruote in un luogo troppo lontano dalla strada maestra per cercare aiuto. Con grande sforzo e ponendo rami sotto le ruote raccolti qua e là riesco a uscirne tutto infangato dopo oltre mezz'ora di tentativi.

Dopo aver ripreso il viaggio mi fermo spesso a dissetarmi nelle farms che producono arance. Vendono succo d'agrumi a sazietà per soli 5 cents. Dopo le prime soste compro anche un gallone di succo in tanica di plastica a poco più di mezzo dollaro, così da dissetarmi senza continuare a fermarmi. Il caldo che immaginavo non si è ancora fatto sentire del tutto.

Arrivato sulla costa del sud in Louisiana, un locale notturno offre una serata di Louis Armstrong nella sua New Orleans (LA). Lo show è applaudito da tutti e sono colpito dal gonfiore esagerato delle sue guance mentre suona la tromba. Ascolto solitamente musiche meno improvvisate e scambiando due chiacchiere con lui al bar non glielo nascondo. Per tutta risposta si fa una risata. Dopo un paio di notti nel festoso quartiere francese riprendo il viaggio per Miami via Gainesville (FL).

Le strade di New Orleans, 1955

Incontrare gente nuova, parlare per strada, scambiare qualche opinione o punto di vista mi viene naturale e mi fa vivere una vita piena e interessante. Mi è molto facile conoscere nuova gente e nei luoghi dove mi fermo vorrei poter avere il tempo di approfondire le conoscenze, diventerei amico di tutti. Mi soffermo anche con gli attivisti dell'Esercito della Salvezza per sapere dei loro obiettivi e se con il loro servizio alla gente riescono a indurre qualcuno a cambiare e convertirsi. Anche loro si interessano a me chiedendomi della mia storia. Forse pensano che l'avvicinarmi a loro nasconda una richiesta di aiuto.

Militanti dell'esercito della salvezza per le strade di New Orleans, 1955
Militanti dell'esercito della salvezza per le strade di New Orleans, 1955

Il caldo afoso comincia a farsi sentire solo dopo aver lasciato New Orleans. Le palme sono alte e numerose ma avvicinandomi a Miami vedo che la gente è anziana e si diverte frequentando le sale di Bingo. I night club di mio gusto sono pochi e soprattutto poco frequentati dai miei coetanei perché forse non ne sono in gran numero.

Night club a New Orleans, 1955

Mi sconsigliano di fare il bagno nell'oceano per un recente avvistamento di squali. Mi mettono in guardia dal fare il bagno nella laguna e nei canali per il pericolo di alligatori. Rimangono solo le piscine frequentate dai ricchi pensionati e qualche giro della laguna in motoscafo. Un paio di giorni bastano per capire come si vive a Miami.

Michele ROSA, Miami, Florida, 1955
Michele ROSA, Miami, Florida

La vacanza è durata più del previsto e sono in ritardo sul calendario. Sulla via del ritorno faccio perciò solo due soste per dormire in motel ma mi fermo a comprare arance e galloni di succo in taniche di plastica da riempire il portabagagli dell'auto. Una bella scorta per casa e per farne regalo agli amici.

Gennaio 1956

Sono di nuovo a casa a dopo la calda e sudaticcia Miami. Sulla via del ritorno stamattina, quasi in vista di Champaign, ho preso una multa per aver superato sulla corsia sbagliata una colonna di auto ferme al semaforo appena prima di varcare la linea che divide l'Indiana dall'Illinois dalle parti di West Terre Haute. La polizia mi ha inseguito oltre il confine e mi ha fatto tornare indietro per potermi consegnare la citazione nella sua giurisdizione. Avrei potuto anche evitarlo ma ho riconosciuto l'errore anche davanti al giudice della contea preferendo non creare problemi. Mi ha condannato a pagare $ 3,50 che non è stato possibile saldare subito credo per motivi amministrativi. Ho commesso l'infrazione per aver avuto fretta di rientrare temendo di non poter assolvere l'obbligo della presenza all'apertura del nuovo semestre accademico domattina lunedì 7 gennaio. Nel viaggio delle vacanze di Natale non avrei dovuto attardarmi durante il tratto dell'andata durante il quale mi sono fermato spesso e quasi ovunque.

Ho ritrovato la porta di casa non chiusa a chiave, proprio come l'avevo lasciata. Manca solo una bottiglia di chianti italiano che avevo in cucina. Devono averla bevuta i miei amici che non mi hanno trovato a casa mentre ero in vacanza.

Mi sono affrettato nei preparativi al viaggio in Europa fissato fra otto giorni con la nave. Andrò in auto fino alla costa est. Ho riconsegnato le chiavi di casa alla proprietaria e saldato i conti. L'ultima cosa da fare dopo aver salutato i colleghi di studio e di lavoro e alcuni dei miei insegnanti. Non mi riesce di pagare la multa per mancanza di tempo.

Ho pensato di lasciare l'auto a New York e lì Louis, un mio amico studente di lettere prossimo alla laurea, provvederà a venderla per mio conto. Confesso che mi dispiace abbandonare ad altri la mia automobile con la quale ho condiviso il lungo viaggio verso il sud fino a Miami. Sarà ugualmente fidata nel prossimo spostamento verso la costa est?

Per arrivare a New York ho impiegato tre giorni di guida con soste notturne presso i motels. Dopo aver visitato la città in attesa dell'imbarco ho svitato le targhe, le ho piegate e buttate in un tombino per strada a Manhattan. Sono determinato a proseguire sulla mia strada verso l'Europa. Preferisco non ripetere la trasvolata dell'andata fino a New York come tre anni fa e per questo ho comprato il biglietto per il viaggio in nave. La Qeen Elizabeth parte dal molo 90 North River del Manhattan Cruise Terminal di New York con destinazione Charbourg, Francia. Anche questo lento ritorno servirà per pensare al mio destino. Una stretta di mano a Louis e via.

Sono sbarcato a Cherbourg (Francia) da circa sei giorni. Il viaggio transatlantico è durato quasi 4 giorni e mezzo. Pat mi ha fatto trovare una lettera che un addetto della compagnia di navigazione mi ha consegnato appena salito a bordo. Si legge un tono malinconico dettato dal rischio di non vedermi tornare. Credo che mi abbia compreso e in cuor suo teme come forse andrà a finire. Gli splendori di bordo e le tante ragazze mi hanno impedito di pensare alla solennità della partenza, queste ultime forse attratte dalla mia residua abbronzatura presa al sole della Florida. Il servizio ristorante era di ottima qualità e non potevo non approfittarne. Sono stato letteralmente inghiottito dal lusso della nave, dai suoi ponti, dalle luci nei saloni pieni di fiori. Ciò non mi ha permesso di guardarmi indietro. Non so se pentirmi di non aver vissuto a pieno quel momento e forse avrei dovuto riflettere di più su quello che sto facendo, cosa lascio e perché.

Sulla nave, fra le tante conoscenze, faccio amicizia con un mio coetaneo di origini egiziane che torna nel suo paese dopo aver acquistato su commissione un'auto negli U.S.A. Allo sbarco di due giorni fa si è offerto di darmi un passaggio fin qui a Parigi dove rimarremo per altri 5-6 giorni. La città è una meraviglia.

Febbraio 1956

Fare ritorno nella mia città natale mi fa un certo effetto sullo scomodo e ansante autobus di linea preso a Roma. Il paesaggio della strada che conduce a Sora offre campi delimitati da olmi, oliveti, e qualche quercia centenaria qua e là. La mia pittoresca e immutata terra. In città tutto assume una dimensione minuta rispetto al ricordo che avevo conservato. Le proporzioni degli edifici, delle strade e delle vetture sembrano misere. Non è la stessa cosa per i colori che percepisco. Sono rimasti vivaci e brillanti, nonostante la primavera tardi a spuntare. Scendendo dal bus gli odori che si avvertono nell'aria, come il profumo di ciambella appena sfornata, e i sapori sono però gli stessi di un tempo. Anzi, sembrano esaltati al mio gusto che si era abituato ad altri sapori e odori. Non mi lascio sfuggire l'occasione di assaporare una ciambella prima di arrivare a casa a piedi. Abbraccio finalmente i miei genitori che sapevano del mio arrivo da qualche tempo.

Il freddo anche qui è quasi insopportabile e a tal proposito sento che tutti parlano di una portentosa nevicata avvenuta il mese scorso. Sono da poco scomparse le tracce a terra della neve dopo lunga permanenza favorita dalla bassa temperatura di questa primavera che tarda ad arrivare.

[----- (n.d.r.)]

Firmato Michele Rosa

Michele Rosa

LA VITA NEL CAMPUS

Michele nel parco del campus con gli amici e compagni di corso. Urbana-Champaign, 1954
Michele nel parco del campus con gli amici e compagni di corso - Urbana-Champaign, 1954

COLLEGHI E COMPAGNI DI CORSO

Compagni di corso nel parco
Franco (uno dei tanti amici)

QUALCHE FLIRT

Patricia (Pat) Shumacher
Patricia (Pat) Shumacher, 1955
Foto di un'amica