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Kandinkskij e l'arte "degenerata" Così la chiamava adolf hitler

Adolf Hitler e i suoi seguaci avevano una grande passione: l'ARTE.

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Con tutti i mezzi possibili, infatti, cercavano di collezionare le opere migliori, saccheggiando i musei di tutte le città conquistate e requisendo le collezioni private, soprattutto di ricchi collezionisti ebrei. Però l’entusiasmo di Hitler, pittore fallito ripetutamente rifiutato dall’accademia di Vienna, si rivolgeva in particolar modo verso quelle forme d’arte funzionali a diffondere il suo ideale di bellezza, al fine di promuovere il mito della razza ariana e la perfezione del mondo classico greco e latino nella sua dimensione idealizzata e atemporale.

L’arte venne quindi sapientemente utilizzata a fini propagandistici e ciò trovava il suo naturale complemento nel disprezzo per tutte le forme d’arte che si ponevano in contrasto con gli ideali portati avanti dal regime, inclusa gran parte dell’arte contemporanea.

Da qui nasce il concetto di “arte degenerata”, che nel contesto della Germania nazista indicava quelle forme d’arte che riflettevano valori o estetiche contrarie agli ideali del regime. Hitler diede vita ad una vera e propia operazione volta all’annientamento dell’arte “inutile”, intenzione che venne resa esplicita proprio dalla “Mostra sull’arte degenerata”, dove vennero esposte circa 650 opere saccheggiate dai musei delle città invase e destinate alla distruzione. Questa mostra aveva lo scopo di mostrare ai tedeschi quale fosse il tipo di arte da disprezzare. L’ingresso era libero ma vietato ai minori di 18 anni, i visitatori erano accompagnati da una guida che spiegava il modo giusto di interpretare quelle opere e il perchè fossero assolutamente da eliminare. L’allestimento stesso era stato creato in ambienti angusti e soffocanti, al fine di accrescere il disagio dei visitatori costretti a urtarsi in continuazione, e le opere erano state ammassate ed esposte a casaccio. La mostra partì da Monaco nel 1937, tra le opere di Otto Dix, Theo Brün, Max Ernst e tanti altri troviamo anche quelle di Vasilij Kandinskij.

"Il compito dell’arte non è quello di richiamare segni di degenerazione, ma di trasmettere benessere e bellezza", afferma Hitler nel suo “Mein Kampf”.

Questa idea è totalmente contraria alla concezione dell’arte proposta da Kandinskij: "La vera opera d’arte nasce in modo misterioso, enigmatico, mistico. Staccandosi da lui assume una sua personalità, e diviene un soggetto indipendente con un suo respiro spirituale e una sua vita concreta. Solo da questo punto di vista interiore si può rispondere alla domanda se l’opera d’arte sia buona o cattiva. Se è brutta o troppo troppo debole significa che ha un forma brutta o troppo debole per far vibrare l’animo di un suono puro. Allo stesso modo un quadro ben dipinto non è quello che ha dei valori esatti ma quello che ha una vera vita interiore. L’artista non è solo autorizzato ma è obbligato a usare le forme che gli servono. Non sono necessarie l’anatomia e affini, nè il rifiuto a priori di queste scienze, ma la totale, incondizionata libertà dell’artista nella scelta dei suoi mezzi."

Kandinskij è considerato l’iniziatore dell’Astrattismo, movimento nato dall’esigenza di creare opere che si astraggono dalla mera rappresentazione e da ogni narrazione realistica. La storia dell’arte europea si era basata così fortemente sulla figura che l’Astrattismo non può che essere considerato una rivoluzione decisiva, dal momento che l’arte perse quello che era considerato il suo compito più comune, ovvero quello di rappresentare la realtà, che stava gradualmente trasferendosi nel dominio di fotografia e cinematografia, mezzi assai più fedeli e adatti a quest’obiettivo.

Kandinskij considera l’arte come puro veicolo espressivo e pone enfasi sia sul pensiero astratto e logico sia sul vissuto interiore individuale che andava caratterizzando anche la letteratura e la musica.

Vasilij Kandinskij nacque in Russia, successivamente si trasferì a Monaco e poi a Parigi, dove trascorse gli ultimi anni della sua vita. Durante la sua permanenza in Francia studiò Matisse, le teorie di Seurat, i dipinti di Gauguin e Van Gogh, con particolare attenzione al colore, considerato il primo aspetto della pittura a liberarsi dal potere della rappresentazione e mezzo privilegiato per l’espressione dello spirito.

Il 2 gennaio 1911, a Monaco di Baviera, Kandinskij assiste al concerto per pianoforte e quartetto d’archi di Arnold Schönberg, considerato agitatore di animi e fischiato ovunque per la propria idea musicale. Il concerto colpisce profondamente il pittore per le note che di volta in volta si allontanano dal centro tonale, sviluppandosi in un contrasto mai udito tra timbri dolci e aspri.

Il pensiero che Kandinskij ha riversato nella pittura, Schönberg lo ha realizzato nella musica in un percorso parallelo e comune, nel quale non si segue la logica ma si privilegia lo sviluppo di “armoniose dissonanze”.

Appare chiaro come questo tipo di arte risultasse agli occhi del regime come degenerata e pericolosa per l’uniformità di pensiero a cui aspiravano. Mettere su tela l’interiorità di un individuo, lasciare una certa libertà interpretativa svuotando l’opera da un preciso soggetto da raffigurare avrebbe generato caos, interrogativi profondi e, per questo, le opere che si ponevano su questa linea venivano stigmatizzate e il più delle volte distrutte.

Hitler prediligeva, al contrario, quelle forme d’arte che veicolavano un solo significato, ammirate per la loro forma esteriore ed esposte per rafforzare un ideale di purezza della razza, motivazione che legittimava le sue pretese di conquista.

Avere paura della portata ideologica dell’arte significa avere compreso quello che Paul Klee sintetizza in una delle sue frasi più celebri:

"l’arte non riproduce ciò che è visibile, ma rende visibile ciò che non sempre lo è."

Created By
Irene Belladonna
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