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Περὶ τῶν μετοχῶν --De participiorum natura--

Chi è alle prime armi con questi due (ehm) monstra di grammatica si può trovare terribilmente spaesato...

...ecco il perché di tutto questo!

Aiutare dei poveri alunni e, magari, far sorridere dei colti insegnanti (che spendono ore e ore a spiegar tali faccende!)

Un piccolo viaggio alla scoperta di una delle forme cardine di due lingue [più che] antiche, dalla sua definizione alle tecniche di sottomissione (sì, sarà un atto di supremazia!) passando per le innumerevoli (e indimenticabili, ovviamente!) funzioni del... PARTICIPO.

Pronti?? Iniziamo!
IL PARTICIPIO IN GRECO: mai-più-senza!

Ci tufferemo solo nel greco (tentando di non affondare!); tra le due, è la lingua più complicata sia per il riconoscimento dei participi sia per il loro uso-diciamocelo!- ossessivo da parte degli autori. Afferrati i concetti in greco, quando avrete a che fare con quello latino vi basterà trasferire le informazioni. Goood!

Ps Non spaventatevi, <<Ἔν ἀρχῇ χαλεπά>>...con un po' di pratica arriverete a tutto!

(; (; (;

CHE COS'E' IL PARTICIPIO?

Il termine participio deriva dal latino (of course!!) participium, a sua volta derivato di particeps, -icipis, a sua volta tradotto a calco dal greco "μετοχός", a sua volta derivato di μετέχω (uff!) e cioè "che partecipa". Vi chiederete: "ook, grazie, ma a cosa?"

Detto-fatto: il participio si chiama così perché partecipa delle CARATTERISTICHE sia del VERBO sia del NOME.

Ciò significa che può avere importanti funzioni reggenti (come il verbo) ma che è anche declinabile e, in parecchi casi, pure concordabile in genere, numero e caso con il suo referente (proprio come nomi e aggettivi).

PS Volete esprimere questo concetto facendo bella figura? Assumete un'espressione da studiosi e, con voce suadente, dite: "è una forma nominale del verbo".

Bene, ragazzi, ora entriamo nel vivo della nostra avventura!!
DIATESI & TEMPI

Il participio, come ogni modo verbale, ha due diatesi, quella ATTIVA e quella MEDIO-PASSIVA.

E anche molti tempi: presente, aoristo, perfetto, futuro e futuro perfetto. Eh sì, 'sta volta a imperfetto e piuccheperfetto è andata male... (;

Eccovi un verbo che non è che sia così importante, solo che lo prendono tutti ad esempio! λύω (= io sciolgo)

TIPOLOGIA: forma attiva/forma medio-passiva [maschile, femminile, neutro]

PARTICIPIO PRESENTE: λύων, λύουσα, λῦον / λυόμενος, λυομένη, λυόμενον

PARTICIPIO AORISTO: λύσας, λύσασα, λῦσαν / λυσόμενος, λυσομένη, λυσόμενον

PARTICIPIO FUTURO: λύσων, λύσουσα, λῦσον / λυσόμενος λυσομένη λυσόμενον

PARTICIPIO PERFETTO: λελυκώς, λελυκυῖα, λελυκός / λελυμένος, λελυμένη, λελυμένον

PARTICIPIO FUTURO PERFETTO: λελυκὼς ἐσόμενος, λελυκυῖα ἐσομένη, λελυκός ἐσόμενον /λελυσόμενος , λελυσομένη, λελυσόμενον

STRANI RAPPORTI...

Non stupitevi! Anche i participi hanno i loro rapporti (ovviamente con le proprie principali) e in questo caso sì, sono TEMPORALI!

Il participio presente, infatti, esprime la contemporaneità dell'azione, il participio aoristo l'anteriorità dell'azione e il participio futuro, ovviamente, la posteriorità dell'azione (per questo sarà usato per esprimere le finali!)

PICCOLA NOTA TECNICA: in realtà, a dirla tutta, questi rapporti non sono così stringenti...come sapete la consecutio temporum (la terribile!) è proprio bannata dal Greco, che preferisce la più raffinata e mooolto meno rigida "consecutio modorum" (cioè dei modi, non dei tempi).

Ciò avrà mirabolanti ripercussioni anche sui participi, ma no panic! Riprenderemo l'argomento tra qualche "slide" (;

LE (TROPPE!!) TIPOLOGIE DI PARTICIPIO:

La prima macro distinzione si opera tra participi con funzione VERBALE e participi con funzione NOMINALE.

Quelli con funzione verbale, poi, si dividono in 3 tipologie: congiunto (o appositivo), predicativo (o completivo) e assoluto (si chiama solo assoluto).

Quelli con funzione nominale, invece, solo in 2: sostantivato e aggettivale, che a sua volta può essere o attributivo o predicativo (come tutti gli aggettivi, d'altronde!).

(Vi sentirete come lui alla fine, credetemi!!)

FUNZIONE VERBALE--> regge come i verbi
CONGIUNTO

E' quello più frequente nei testi e con più sfumature (per tradurlo bene dovrete provareprovareprovare...).

Il participio congiunto aggiunge un'informazione circostanziale alla frase reggente, concorda in genere numero e caso col suo referente ed è una forma implicita. Potrete alle volte renderlo con un gerundio in italiano, ma lo si può "slegare" (termine tecnico in grammatichese che indica il passaggio dalla forma implicita a quella esplicita) molto più efficacemente nei seguenti modi:

-proposizione causale: Ἁννίβας τὰς τῶν Ῥωμαίων ἐπιβουλὰς δεδιὼς ἔφυγεν-->Annibale, temendo gli agguati dei Romani, fuggì esule--> Poiché Annibale temeva (molto meglio!). Talvolta viene rafforzato anche da ὡς, ὥσπερ (per esprimere una causa soggettiva, cioè dare un punto di vista particolare: "ti ho detto questo perché sei cattivo", è un mio pensiero di quel momento, non è detto che tu sia cattivo davvero) oppure ἄτε, οἷον, οἷα (per una causa oggettiva, presentata come reale da chi parla o chi scrive: "Paperone era contento perché aveva tanti soldi").

-proposizione temporale:  Ὁ Ἐπαμεινώνδας ἐμάνθανε κιθαρίζειν παῖς ὤν --> Epaminonda imparò a suonare la cetra essendo bambino--> quando era bambino (ok!)

-proposizione concessiva: Oἱ στρατιῶται πολλὰ τετολμηκότες ἡττήθησαν---> I soldati, osando molto, vennero sconfitti--> I soldati, pur avendo osato molto (perfect!). Rafforzato anche da καί, καίπερ, περ (va beh, nella teoria! Potreste anche non trovarli praticamente mai questi "rafforzativi", sarebbe troppo facile eheh)

-proposizione ipotetica (negato da μή): ἡμῖν οὐκ ἔστι μὴ νικῶσι σωτηρία --> Per noi, non vincendo, non vi è salvezza --> Se non vinciamo/qualora non vincessimo/ nell'ipotesi di non vincere (come volete!). In questo caso corrisponde alla protasi di un periodo ipotetico.

-proposizione avversativa: Πρᾳότατος φίλοις ὤν, ἐχθροῖς φοβερώτατος ἦν --> "Essendo assolutamente mite con gli amici, era assai terribile con i nemici"--> "Mentre era assolutamente mite"> qui il significato si oppone a quello della reggente, per questo la congiunzione è detta "mentre avversativo".

-proposizione finale (soprattutto con il participio futuro): Παρελήλυθα συμβουλεύσων --> Mi feci avanti per consigliare (esatto!). Normalmente è retto da verbi di movimento, è negato da μή, e può essere preceduto da ὡς (sempre per quel fatto della soggettività eccecc...)

CAVE! Ragazzi, por favour, se vi è identità di soggetto (altro termine in grammatichese per indicare il permanere dello stesso sogg. passando da principale a subordinata) è possibile tradurre il participio congiunto con il gerundio, anche se sarà molto di appoggio come resa (però comunque corretta), se invece non vi è identità di soggetto, no! Non fatelo! Vediamo il motivo:

Se usiamo il gerundio ci riferiamo sempre (e sottolineo sempre) al soggetto della principale (non chiedetemi perché, anche la grammatica ha i suoi segreti!).

Dunque, nella frase: "Ieri parlavo con Paola, ascoltando gentilmente", l'azione dell'ascoltare con gentilezza- per quello che c'è scritto qui-è da attribuirsi al soggetto, che è "io", ma capite bene che vogliamo riferirla a Paola, non a noi che parliamo. Sleghiamola, quindi! "Parlavo con Paola, mentre ascoltava (sogg.=lei!) gentilmente". Ok?

PREDICATIVO

Ehi ehi frena, qui c'è il tranello! Non lasciatevi ingannare dal termine, non è quel predicativo che conoscete, che avete sempre studiato...qui siamo nella funzione verbale --> no aggettivi o nomi!

Quello di cui stiamo parlando è un participio, sempre lui, che però è come se completasse (per questo si chiama anche completivo) oppure predicasse (cioè "dicesse qualcosa in più riguardo a") il verbo della principale. Lo so, detta così è peggio di prima, ma abbiate fede!

Facciamo qualche esempio in ita:

"Finalmente ho finito di studiare greco!!"

"So bene che Luigi aiuta sempre tutti"

"Ho visto un bambino bere senza bicchiere" (mezza cit. di Diogene)

Come avrete notato, le parti in grassetto sono o infiniti o proposizioni dichiarative, certe volte riferiti al soggetto certe altre all'oggetto della principale. Ecco, in Greco andranno tutti al participio.

Esistono, insomma, due tipi di participio predicativo diversi: predicativo del soggetto e predicativo dell'oggetto, i quali avranno loro particolari verbi reggenti e saranno concordati con l'elemento di cui predicano. Si possono rendere, in ita, con un infinito o una dichiarativa (lo sapete già, ma repetita iuvant!)

Verbi che reggono il PREDICATIVO del SOGGETTO:

1. I verbi che indicano inizio, proseguimento o fine come ἄρχομαι «comincio», παύομαι «smetto», διατελέω «continuo». Es. Oὐ παύσομαι (non smetterò) φιλῶν (di amare). Come notate, il participio è concordato col soggetto della principale, che è "io".

2. I cosiddetti verba affectum, cioè verbi che esprimono sentimenti o stati d’animo, come χαίρω, ἥδομαι «gioisco, mi rallegro», αἰσχύνομαι «mi vergogno», ἄχθομαι «mi sdegno», μεταμέλομαι «mi pento» ecc... Es. Ἠ παρθένος χαίρει τὴν μάχην παύσοντα, "la fanciulla si rallegra che la battaglia sia finita" o anche, nominalizzando, "si rallegra della fine della battaglia" (ma per ora usate la prima opzione, che è più fedele!)

3. I verbi di percezione, come ὁράω «vedo», ἀκούω «sento», αἰσθάνομαι «mi accorgo», γιγνώσκω «conosco», οἶδα «so», πυνθάνομαι «vengo a sapere» ecc. Es. οἶδα ἀγαθὸς ὤν "so di essere buono"/"so che io sono buono".

Poi, insomma, questi verbi rimarrebbero come in sospeso senza un altra parte di frase che completasse il loro significato -->"ho iniziato...sto continuando...ho finito" "Sì, ma che??" / "Mi vergogno...mi rallegro...sono triste..." "Ok, ma di che cosa??"

Ma non è finita qua, mancano loro: i meravigliosi! Quelli per cui sbatterete la testa ogni, e dico ogni, volta che li incontrerete (ops, piccolo spoiler!)

4. I verbi che indicano un "modo di essere del soggetto" come λανθάνω «sono nascosto», φαίνομαι «sono manifesto», φθάνω «prevengo, vengo prima», φανερός εἰμι, δῆλός εἰμι «sono manifesto, sono chiaro» e τυγχάνω «sono, mi trovo per caso» .

Questi carissimi qua sopradovranno essere tradotti in un modo molto particolare e cioè: appena li vedete, cercate il participio che reggono e rendete il verbo come un avverbio mentre il participio come un modo finito, allo stesso tempo e persona del participio. (Facciamo un es., che così non si capisce niente!)

Es. ἔλαθεν ἐκφυγών: sarebbe letteralmente <<si nascose fuggendo>> ma, cambiando il participio (ἐκφυγών) al modo e alla persona del verbo (ἔλαθεν) e il verbo con un avverbio (ovviamente nella stessa area semantica del verbo) viene fuori: «fuggì di nascosto»

Eccone una carrellata-->παρὼν ἐτύγχανε: "capitava a essere presente" «era per caso presente»; ἔλαθον ἡμᾶς ἀποδράντες: "si nascosero fuggendo da noi" «fuggirono a nostra insaputa»; ἠδικηκὼς οὐδὲν φαίνομαι: "sono chiaro essere senza colpa nessuna" «è chiaro che non ho commesso nessuna colpa», e alla fine lui, quello che vi farà fare una gran figura col prof di Filosofia (ma non solo!)--> Λάθε βιώσας, cioè "stai nascosto vivendo" cioè <<vivi nascosto>>, motto dell'Epicureismo.

In pratica, quando li vedete, sapete già che dovrete tradurli avverbialmente --> λανθάνω «di nascosto», «all’insaputa di», φαίνομαι «evidentemente», «è chiaro che», φθάνω «prima», φανερός εἰμι, δῆλός εἰμι «è chiaro che» e τυγχάνω «per caso»*

*Pliiis, fatemi attenzione a τυγχάνω, perché vi tormenterà sempre! Non dovrete tradurlo in tutti i passaggi con "per caso", ci saranno delle volte in cui non starà per nulla bene in italiano e potrete risolverlo con un "capitò/capitarono" o "si trovò/trovarono". Anzi, certe volte potrete anche eliminarlo con allegria, se lo avete riconosciuto e avete cambiato il participio in verbo principale; la Τύχη è infatti un concetto tipico della mentalità greca che a noi viene difficile rendere (e a volte anche inutile).

Verbi che reggono il PREDICATIVO dell'OGGETTO:

1 I verbi di percezione (sì, ancora loro, dovrete stare attenti al contesto!) come ὁράω «vedo», ἀκούω «sento», αἰσθάνομαι «mi accorgo», γιγνώσκω «conosco», πυνθάνομαι «vengo a sapere» ecc. Es. ὁράω τὸν παῖδα γελῶντα: «vedo che il bambino ride» oppure con un infinito "vedo il bambino ridere"

CAVE! Ragazzi, mi raccomando! La dichiarativa è diversissima dalla relativa...se mi traducete "ho visto il bambino che beve", altro che bisciolina, vi mettono un segno rosso più grande del foglio! Nel nostro caso il che introduce una proposizione subordinata dichiarativa, mentre in questo è semplicemente un pronome relativo (il bambino il quale beve). Mega spoiler: le relative lasciamole al participio sostantivato o al massimo a quello aggettivale!

2 I cosiddetti verba dicendi o declarandi, cioè "del dire", come ἀγγέλλω «annuncio», δηλόω «mostro», δείκνυμι «dimostro» ecc. Es. ἔδειξας ἡμᾶς ἀγαθοὺς ὄντας: «dimostrasti che noi eravamo buoni».

Finito il predicativo!! Che fatica!

ASSOLUTO

E qui ci viene in aiuto la nostra sopraffina conoscenza dell'etimo, il termine infatti deriva dal latino ab + solutus, cioè letteralmente "lontano, sciolto da legami" (come la monarchia di Luigi XIV che sicuramente vi avranno fatto studiare fino allo sfinimento!!).

Si tratta cioè di un participio un po' particolare, che andrà sempre-nella stragrande maggioranza delle volte in cui vi ci imbatterete-in coppia con un sostantivo (con cui concorderà in caso), formando una sorta di nicchia spazio-temporale all'interno della frase.

Pur essendo parte integrante per comprendere il periodo, infatti, esso è sciolto da legami morfosintattici con la reggente.

"E cioè? Che significa? Parla come mangi, per favore..." "Va bene, va bene!"

Significa che nel vostro amatissimo schema ad albero legherete il participio tramite una linea a partir dal verbo padrone, ma solo per far capire che parliamo del medesimo periodo, non per segnalare dipendenza morfosintattica. In pratica: non troverete mai il suo referente nella principale.

I participi assoluti si possono trovare in 3 casi: genitivo, accusativo e nominativo (vi svelo subito un segreto, troverete solo il genitivo assoluto, gli altri sono seriamente più unici che rari, più o meno come il duale!)

GENITIVO ASSOLUTO: è lui che impererà da ora in poi nelle vostre versioni e dovrete stare in occhio, riconoscerlo e così tenerlo vestrum sub iugo.

Lo troverete ovviamente in genitivo, sia il participio sia il sostantivo (attenzione! Possono esserci anche infiniti sostantivati!) e lo dovrete tradurre esattamente come un congiunto, evitando però la proposizione finale. Può essere, quindi, causale, temporale, ipotetico, avversativoconcessivo, modale.

Esempi!

1. Tοῦ βασιλέως φεύγοντος, πόλις μάχεται--> Scappando il re, la città combatte-->"Poiché /mentre/anche se/ se il re scappa, la città combatte". (Eh sì, decidere che sfumatura dargli sarà la parte più complicata, ma vedrete che in alcuni casi sarà indifferente!)

2 Τῆς ἤσσας ἐπαγγελλομένες, μέγα θόρυβος ἐν τῇ πόλει παραγίγνετα--> "Giunta la notizia della sconfitta, nella città si diffonde un gran tumulto"--> Poiché/mentre/anche se/ se giunge la notizia della sconfitta. In questo caso è ovvio che il rapporto sarà o temporale o causale, non avrebbe senso- visto il contesto- dargli sfumatura concessiva.

3. Τοῦ ἡλίου στίλβοντος, ὁ γεωργὸς ἡσυχάζεται-->"Splendendo il sole, il contadino si riposa"--> (l'avrete capito ormai)-->"Poiché/mentre/ anche se/ se il sole splende, il contadino si riposa"

Piccolo Consiglio: è molto raro slegare un gen. ass. dandogli funzione ipotetica (il "se", così, nudo e crudo), dunque partite in prima battuta proponendo una causale o una temporale, in seconda una concessiva e poi, al limite, un'ipotetica. Non sbaglierete!

ACCUSATIVO ASSOLUTO: L’accusativo assoluto si costruisce con il participio di verbi impersonali (cioè che non hanno bisogno di un soggetto), per cui nel suo caso non c’è un sostantivo legato al verbo. Viene retto da particolari espressioni che (miracolo!!) troverete sul dizionario, già così pronte all'uso. Queste sono:

χρεών [χρέω participio presente neutro]= essendo necessario, bisogna, si deve

ἐξόν [ἐξόν participio presente neutro di ἔξειμι.]= essendo possibile, essendo lecito

δέον [participio presente neutro di δέω]= essendo necessario

τυχόν = accadendo

πρέπον = essendo conveniente, decoroso, necessario

προσῆκον = essendo conveniente

δυνατὸν= essendo possibile

αἰσχρὸν/ καλὸν/ δίκαιον ὄν= essendo brutto, bello/buono, giusto

et cetera, et cetera, et cetera...

Es: ἡμῖν ἐξὸν κατέρχεσθαι, μένομεν--> essendo a noi lecito andarcene, rimaniamo--> i verbi sono opposti, quindi, con tutta probabilità, servirà una concessiva e dunque il significato sarà: "Anche se a noi è lecito andarcene, rimaniamo".

NOMINATIVO ASSOLUTO: non lo incontrerete mai! Ma insomma, un po' di cultura generale non fa male...è come quello al genitivo, solo che tutto al nominativo. E' quello morfologicamente più staccato dalla principale, dal momento che costituisce una frase anacolutica, cioè "in sospeso"(per questo è detto anche "nominativus pendens") a causa del brusco cambio di soggetto che si verifica poi nella principale (l'anacoluto, appunto).

Es: θανὼν βασιλεὺς, πάντες τρέχουσιν--> "morto il re, tutti corrono"--> essendo tremendamente raro nelle versioni, di solito si tende a dargli valore causale--> "Poiché il re è morto, tutti corrono", ma si può rendere anche con una temporale o concessiva.

(Al solito, sta a voi decidere!)

In mezzo a tanta grammatica, per ridere un po' (senza spostarci dai classici, però!)
OOK, dopo questa pillola, riprendiamo!
FUNZIONE NOMINALE--> declinabile (as nouns & adjectives)
SOSTANTIVATO

Ohh, finalmente qualcosa di chiaramente riconoscibile!!

Il participio sostantivato si chiama così proprio perchè viene reso "sostantivo", pur non essendolo, da un articolo (vedi la potenza degli articoli?? Possono sostantivare qualunque cosa!)

Es: "ὁ λέγων, "colui che parla, l'oratore" οἱ ζῶντες, "i vivi/viventi", ἐν τῷ παρόντι, “nel momento presente”, τῶν μαθητῶν "degli studenti", οἱ ἄρχοντες, “i governanti”, οἱ ἀρχόμενοι, “quelli che vengono governati, i sudditi” ecceccecc...

Insomma, se c'è l'articolo prima del participio, state sicuri che sarà un sostantivato!

Ovviamente, poi, gli autori impazziranno e metteranno articolo e participio staccati da 3 000 000 di altre parole, ma tutto ciò è normalissimo! (Tutto rientra nella per nulla contorta mente dei nostri cari vecchi Greci)

Avviene esattamente la stessa cosa in italiano quando diciamo gli studenti, i docenti, i bagnanti, i pazienti...

AGGETTIVALE

Eccoci giunti al termine delle funzioni, con il nostro participio aggettivale!

Com'è facile capire, esso è un participio che svolge funzione di aggettivo. Ovviamente, in quanto tale, concorderà in genere numero e caso (vi ricordate? L'avevamo detto all'inizio) con il proprio referente.

Come ben sappiamo, gli aggettivi possono stare in funzione attributiva oppure predicativa, a seconda del contesto.

Quella attributiva è molto semplice, si trova spessissimo tra articolo e nome (praticamente sempre!)

Facciamo un es. : οἱ παρόντες φίλοι: «gli amici presenti»; questo è chiaramente un participio aggettivale in funzione attributiva, non ci sono dubbi!

Ook, e quindi? Come si traduce?

Ehh, starà a voi (e alla vostra competenza in traduttese) come renderlo, se usando una relativa--> "gli amici che ci sono", oppure un aggettivo semplice/participio > "gli amici presenti".

Per la funzione predicativa dovrete darci più un occhio, perché il participio sarà un po' più lontano dal referente e/o senza alcun articolo, quindi dovrete saperlo distinguere da tutti gli altri (ma qui sta il bello!!)

Per esempio: [Efesto] ἔτευξε [sullo scudo] σελήνην πλήθουσαν--> "(Efesto) fece (sullo scudo) la luna piena". Come notate, il participio πλήθουσαν è vicino al suo referente, ma privo di articolo, dunque è in funzione predicativa. "Ha dipinto la luna..." "Sì, ma in che modo? Piena o a spicchio?"

Poi, per terminare, eccovi un esempio un pochino insidioso (assolutamente originale, mai sentito prima!): Μῆνιν ἄειδε θεὰ Πηληιάδεω Ἀχιλῆως /οὐλομένην (οὐλομένην, radice ολ, distruzione, da cui ὄλλυμι)--> noo, vi sbagliate, non è il proemio dell'Iliade!

Come notate, il participio aggettivale si trova abbastanza staccato dal suo referente e non ha articoli di sorta che lo precedano, potrebbe essere quindi considerato come predicativo > "L'ira canta, oh dea, del Pelide Achille, rovinosa" , cioè "in quanto/perché rovinosa", ma è probabile anche che-per ragioni di metrica e per il fatto che non solo è Greco ma è anche poesia epica omerica (aiuto!!)- sia attributivo (questo è il caso rarissimissimo in cui l'attributivo non è preceduto da articoli) > "Canta, o dea, del Pelide Achille l'ira funesta".

Morale della storia: non fidatevi mai troppo di chi vi dà un'unica opzione come corretta! (;

ATTIVO & MEDIO-PASSIVO...MA COME TRADUCO?

Lo so che morite dalla voglia di mettere all'opera le fantasmagoriche conoscenze sul participio appena apprese, ma prima è necessario capire come tradurlo!

Se abbiamo individuato il participio incriminato, per forza di cose abbiamo capito se sia attivo oppure medio-passivo, giusto? A questo punto allora avrete più opzioni a vostra disposizione:

-Se è attivo, un consiglio spassionato è di renderlo con un gerundio presente (se è congiunto o assoluto) o con un participio presente (se la funzione è nominale), per il participio predicativo invece è la solita storia della dichiarativa o dell'infinito (se non vi ricordate, non c'è problema, tornate su e rileggete!). Λέγων, ad esempio, lo si rende "dicendo", ὀ λέγων "dicente, colui che dice, oratore" , [ὀ ἀνήρ] ὀ λέγων "l'uomo che dice".

PS Quando dovete slegare un congiunto o un assoluto, partendo dal gerundio, mi raccomando di tenere la forma attiva del verbo anche in italiano! Quindi λέγων [dicendo] diventa poiché/mentre/anche se/ se diceva oppure, se è finale, per dire. D'accordo?

-Se invece è medio-passivo, useremo il participio passato in tutti i casi.

Ad es. nella frase "Ὁ παῖς λεγόμενος καλὸς ἐν τῇ ἀγορά ἐστι", il participio λεγόμενος, che è aggettivale, si traduce con un participio passato italiano: "detto" ( --> il bambino detto bello è in piazza), stessa cosa anche nella frase di prima "Τῆς ἤσσας ἐπαγγελλομένες, μέγα θόρυβος ἐν τῇ πόλει παραγίγνεται", in cui il participio ἐπαγγελλομένες, che è in costrutto assoluto insieme a τῆς ἤσσας, si rende "[essendo] la notizia giunta"

TUTTA UNA QUESTIONE DI MODI...

Ci siamo, è giunto il momento di capire davvero per bene quella storia della consecutio modorum di qualche slide sopra! Ora che sappiamo come tradurre nei vari casi, sarà molto più facile!

Come sappiamo (e se non lo sappiamo, questo è il momento per scoprirlo), il Greco intende l'aoristo come un punto (il focus è sull'aspettualità dell'azione), l'imperfetto come una linea (il focus è sulla durata dell'azione) e il perfetto come un punto-ponte-punto (per indicare un'azione passata che ha ancora conseguenze sul presente).

Se dunque ci troviamo con un participio aoristo, non è detto che il modo più corretto per tradurlo sia utilizzando i tempi dell'anteriorità, come il trapassato remoto/prossimo, o il gerundio passato, potremmo anche decidere di lasciarlo allo stesso tempo della principale.

Per esempio, nella frase ἰάξας ἐγονατίσει, il part. ἰάξας potrebbe essere tradotto "dopo aver gridato", o "avendo gridato", ma non è escluso che-anche per alleggerire la resa italiana, che non ama troppo l'anteriorità-si possa optare per un "gridando, si inginocchiò", più snello e rapido, ponendo in tal modo contemporaneità tra azione del participio e del verbo principale. Abbiamo così reso la puntualità dell'azione che probabilmente il greco voleva veicolare. E', insomma, tutta una questione di interpretazione!

Finalmente!! Il peggio è passato!

E adesso, all'opera!

4 PRATICHE REGOLE PER SOTTOMETTERE UN PARTICIPIO

1. Fissare intensamente la terminazione per scoprire tutto sulla sua natura (genere, numero, caso, diatesi);

2. fargli lo scanner per accertarsi del tempo;

3. andare a caccia del suo referente nel testo (può darsi che non sia esplicito, in questo caso, come vi diranno tutti i vostri insegnanti, vi tocca "ricavarlo dal contesto");

4. determinare la funzione sintattica (congiunto? assoluto? predicativo? sostantivato? aggettivale?);

Aggiungere un pizzico di eytukia_

Il terribile participio, ora, non ha scampo.
DAIII... FACCIAMO IL QUIZ!

Ragazzi, su, non convengono atti di ὕβρις per un participio sbagliato!

Lo sapete, i Greci son tutti mezzi filosofi!

Non hanno la rigidità della lingua dei Romani, costruttori di strade, ponti, acquedotti, conquistatori del mondo (belli inquadrati).

I nostri Elleni riflettono, studiano, si perdono in giro, inventano la letteratura...la loro grammatica riflette il loro modo di essere!

Probabilmente nemmeno loro capivano il senso di tanta astrusità (però shhh, non ditelo ai prof!)

Non c'è da meravigliarsi, dunque, se ci sembra, tra i participi, d'aver perso la retta via!

Andiamo, alla fine che volete che sia un po' di greco!

"E su questo, miei cari (ora sì, ve lo posso dire) Φιλομετοχοί, vi saluto!"

Created By
Letizia Malaguti
Appreciate

Credits:

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