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Argentina, la Puna prima parte

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Benvenuti, nell’articolo qui sotto vi parlo dei primi 4 giorni del viaggio “Puna incantata” fatto con Avventure nel Mondo nel mese di agosto 2022.

Considerazioni generali sul viaggio

Mi piacerebbe riuscire ripercorrendo in questo articolo l’itinerario del nostro viaggio, aiutato anche da video e foto, a rendere l’idea della bellezza di questi luoghi e della meraviglia che hanno suscitato in noi ogni giorno, ma mi rendo conto che sarà impossibile (lo si dice spesso nei resoconti di viaggio ma in questo caso è stato il sentimento comune di tutti i partecipanti del viaggio). Ogni giorno ci siamo domandati: come si fa a descrivere quello che stiamo vedendo?

L’altopiano situato nelle Ande Centrali che si estende dal Lago Titicaca in Peru, attraversa Bolivia e Cile e termina nel Nord Ovest Argentino è noto ai viaggiatori soprattutto per le lagune, i salares (Uyuni) ed il deserto di Atacama. La Puna Argentina, regione attigua del Salar di Atacama situato in Cile (ne deriva il nome Puna di Atacama), è probabilmente meno nota al turismo ma offre un viaggio unico, esplorativo, studiato per veri amanti dei deserti e della natura selvaggia. La Puna è uno degli angoli più remoti della terra, un luogo di rara bellezza dove scoprire uno dei pochi ecosistemi ancora integri del pianeta, una galleria d’arte a cielo aperto del vulcanismo, intatta e sconvolgente.

Dal punto di vista climatico la Puna è un deserto d’altura caratterizzato da escursioni termiche tra le maggiori al mondo. Si dice che un giorno nella Puna racchiuda le 4 stagioni: dalle 8 alle 11 la primavera, dalle 11 alle 16 l’estate, dalle 16 alle 18 l’autunno, per finire con l’inverno di notte. Il nostro viaggio si è svolto in inverno e abbiamo trovato condizioni climatiche che si affrontano tranquillamente con abbigliamento tecnico a cipolla. La differenza la fa il vento, le giornate ventose qui sono quelle davvero difficili.

La scelta di utilizzare 3 pick up per un gruppo di 12 persone se da un lato è conveniente a livello di costi, dall’altroconsiderando che con l’autista ogni mezzo trasporta 5 persone, impone spazi davvero limitati per i 3 seduti dietro. Se si considera poi che spesso ci si ferma per fare foto rapidamente da punti panoramici con la necessità ogni volta di infilarsi il piumino, estrarre la macchina fotografica dallo zaino ecc. e che si percorrono circa 3000 chilometri perlopiù di sterrato trovo troppo penalizzante questa soluzione. Personalmente avrei preferito versare una quota maggiore ma noleggiare 4 mezzi.

Il viaggio

Si parte dunque il 16/08/2022 con 3 pick up che ci condurranno dai mille metri della città di Salta sino ad uno dei deserti più alti al mondo dove arriveremo a superare anche i 5000 metri. Arrivati alla Reserva de Biosfera Las Yungas interrompiamo la salita per la prima camminata di questo viaggio che ci permette di liberare le gambe intorpidite dall’incastro fra sedili e zaini. La foresta è estremamente varia e rigogliosa, alcune piante possono essere considerate un ecosistema a se.

Nella sosta successiva abbiamo visitato Purmamarca dove abbiamo pranzato e da dove siamo partiti per il trekking al Paseo de los Colorados durante il quale c'è stato il primo vero contatto con i colori della Puna.

Terminato il trekking siamo ripartiti. Dopo un breve tratto di strada ci siamo fermati per ammirare dalla collina del cimitero di Maimará le rocce frastagliate de “La Paleta del Pintor”, una tavolozza di strisce triangolari che formano un tableau naturale di sfumature rosa, verde e tutte le varianti di ocra.

Proseguendo verso nord, nel cuore della Quebrada de Humahuaca abbiamo raggiunto Tilcara dove abbiamo visitato le rovine della fortezza pre-incaica di Pucará. Il sito si trova appena fuori dalla città su di una collina sulla quale, dopo aver visitato il giardino botanico situato all’ingresso, siamo saliti accompagnati da una guida che ci ha raccontato la storia dell’insediamento. Durante la salita abbiamo potuto godere di ampie vedute della valle che offre panorami suggestivi. Indubbiamente il sito archeologico merita una visita per il valore storico dell’insediamento ma le ricostruzioni e le aggiunte architettoniche sono state davvero pesanti ed hanno tolto, almeno in parte, il fascino del luogo.

Il giorno seguente 17/08/2022 abbiamo lasciato Tilcara e, superato il passo Abra El Condor (a quota 4000 metri sul livello del mare) che divide le provincie di Salta e Jujuy, ci siamo diretti a Iruya. Prima di salire in quota ci siamo fermati ad acquistare un’aiutino (un liquido da mettere sotto il naso che effettivamente aiuta a respirare meglio). Nel corso del viaggio per fortuna non ho avuto problemi per l’altitudine e non ho utilizzato il Diamox. Qualche compagno di viaggio ha sofferto in alcune occasioni il “mal di montagna”.

Al passo Abra El Condor è stata eretto un piccolo Santuario alla Difunta Correa. La Difunta Correa è una figura leggendaria semi-pagana della religione popolare che è venerata come una Santa. In Argentina soprattutto, ma anche in Cile e Uruguay, specialmente tra le classi popolari, parecchie persone provano una grande devozione. La maggior parte del suo culto si svolge ai bordi delle strade in piccoli umili santuari. Ci sono diverse versioni della leggenda di Deolinda Correa morta di sete ai bordi di una strada. I fedeli/pellegrini portano ex-voto, costruiscono altarini per le strade, e le offrono bottiglie d’acqua, ricordando la sua morte per sete.

In un tratto sterrato della strada per Iruya ci siamo fermati presso un mirador dove abbiamo sostato per sgranchirci le gambe ed ammirare il panorama, lungo tutto il percorso di questo viaggio si susseguono ambienti naturali di particolare bellezza.

Quando in lontananza è apparso Iruya, un piccolo villaggio arroccato tra le montagne a 2800 metri sul livello del mare, mi ha fatto pensare ad un presepe. Da lontano, fra le case, spicca la chiesa di Nuestra Senora del Rosario y San Roque. Gli abitanti di Iruya, (circa 1.500), sono quasi unicamente del luogo, abituati da decine di generazioni a sopportare condizioni geografiche poco agevoli che ne influenzano la vita e le attività. Le signore spesso vestono ancora con i tradizionali abiti colorati prodotti in autonomia e legati a usi e costumi antichissimi. Camminando tra le viuzze anguste abbiamo raggiunto il Mirador de la Cruz dal quale si può osservare dall’alto il villaggio e il fiume Iruya.

Humahuaca è un nome che risuona in tutta l’Argentina per la celebre valle, “la Quebrada de Humahuaca”, designata come Patrimonio Mondiale dall’Unesco. Il villaggio di Humahuaca è situato all’estremità nord di una spettacolare catena di formazioni geologiche multicolori. Abbiamo pranzato in questo grande borgo che è più esteso rispetto ai vicini villaggi di Purmamarca e Tilcara ed è caratterizzato da un quartiere storico formato da basse case tradizionali con le terrazze sui tetti. Nel paesino di Humahuaca una imponente scalinata porta sull’altura dove è collocato un monumento dedicato agli eroi dell’indipendenza dalla cui sommità si gode di un bel panorama. Ai piedi della scalinata un grande murales rappresenta un andino che suona il suo strumento tipico.

Da Humahuaca siamo saliti ai 4350 metri della Serranias Del Hornocal. All’arrivo lo scenario è unico, il Cerro de los 14 colores si presenta maestoso e affascinante per le sfumature dei suoi colori. Dal parcheggio è possibile percorrere un sentiero in discesa per arrivare al punto, proprio di fronte alla montagna, dove è possibile ammirarla nella sua interezza. A queste altitudini prima di intraprendere la discesa è consigliabile valutare le proprie condizioni fisiche perché la successiva risalita non è proprio una passeggiata. Si deve vedere al pomeriggio con il sole perché al mattino è in controluce. Avevo portato il treppiede ma non ho potuto utilizzarlo per via del forte vento. Per fortuna questa è stata una delle pochissime occasioni in cui abbiamo avuto problemi di vento e nel corso del viaggio abbiamo avuto tantissime giornate di sole e clima gradevole.

Prima di tornare in albergo a Tilcara ci siamo fermati a fare una breve passeggiata a Uquia. Lo scopo della sosta era principalmente la visita del Templo de la Santa Cruz y San Francisco de Paula (costruito nel 1691) famoso per i dipinti di angeli armati (angeli con archibugi, spade ecc.) che purtroppo al nostro arrivo era chiuso.

Sulla starda che da Humahuaca porta a Tilcara, poco dopo il paesino di Huacalera un piccolo monolito posto di fronte a una grossa meridiana ricorda che quel luogo è attraversato dal tropico del Capricorno.

Il 18/08/2022, nel nostro terzo giorno di viaggio, abbiamo percorso la strada panoramica Cuesta del Lipan con destinazione Salinas Grandes. Lungo il percorso si vedono lama e vigogne ed in cielo abbiamo visto volare i condor. Da un mirador è stato possibile ammirare la Cuesta per intero, tutta la strada che dalla base della gola sale attraverso il profondo canyon.

Nell’altopiano andino, fra le province di Salta e Jujuy a 3500 metri d’altezza, ci siamo fatti sedurre dallo straordinario sito di Salinas Grandes dove le costruzioni sono fatte di mattoni di sale, e sono di sale anche i tavoli e le panche dell’area picnic e dei banchi dei venditori. Difficile descrivere con parole la bellezza e l’unicità dello spettacolo della natura che ci siamo trovati davanti, la limpidezza del cielo sereno, il silenzio, il sole accecante e il bianco brillante della grande distesa di esagoni di sale che ci ha circondato e che si estende per 212 km quadrati… è bastato percorrere qualche centinaio di metri dall’ingresso per sentirsi in un’ altro mondo.

Salinas Grandes, oltre ad essere uno dei paesaggi da cartolina dell’Argentina, è ricco di clururo di sodio e di magnesio provenienti dalle acque ricche di sali delle montagne circostanti che sono stati in passato e sono tuttora una risorsa importante per le genti del luogo che li hanno estratti per secoli e venduti a tutto il sud America. Adesso l’interesse delle Compagnie Minerarie si è concentrato sul Litio, fondamentale per le batterie, e le preoccupazioni per l’ambiente sono cresciute in modo esponenziale…

Sono rimasto sorpreso al ritorno quando, sviluppando le foto e ricordando Salinas Grande come il posto dove il bianco incontra il blu, mi sono accorto che in realtà sulla distesa di sale c’era una patina marrone. Facendo una ricerca in rete ho trovato che si tratta di un fenomeno stagionale dovuto ai venti che d’estate soffiano dalle montagne e che trasportano fin qui particelle di terra.

A Salinas Grandes si produce ancora sale per diversi usi.

Salinas Grandes è anche teatro di foto spiritose di viaggiatori che giocano con la prospettiva. La guida che ci ha accompagnato era particolarmente creativa!

Dopo le “piscine” dalle quali si ottiene ancora oggi il sale e le foto creative di rito ci siamo recati con un’altra guida agli “Ojos de agua”. E’ una zona dove la superficie del Salar è meno compatta e falde acquifere riescono ad affiorare. La crosta del Salar in alcuni punti è davvero fragile ed occorre quindi seguire in fila lo stesso percorso della guida. Anche qui non sono mancati i suggerimenti per foto “artistiche”, in questo caso si è giocato sui riflessi.

La giornata è stata dedicata alla visita a Salinas Grandes dove abbiamo anche pranzato sui caratteristici tavoli di sale. Ci siamo diretti poi verso l’hotel di Salta dove avevamo già pernottato. Lungo la strada una serie di tornanti ci hanno condotto fino ai 4170 metri del passo “Abra de Lipan”. Non sono mancate le soste ai mirador dove sgranchirci le gambe e scattare qualche foto. In tutti i trasferimenti di questo viaggio, bellissimi panorami si sono susseguiti riuscendo sempre a stupirci e inducendoci a scattare tantissime foto anche dal finestrino dell’auto (spesso con il finestrino chiuso per la polvere sollevata dalle auto che incrociavamo).

Il 19/08/2022, nel quarto giorno di viaggio, percorrendo la routa 40 attraverso la valle Calchaquies ci siamo inerpicati sulla spettacolare catena montuosa della Quebrada de Escoipe fermandoci in punti panoramici come la Cuesta del Obispo e la Piedra del Molino, al di sopra della quale c’è la piccola chiesetta di San Raffaele. E’ una valle inizialmente stretta, con la strada che domina il rio omonimo che scorre in basso. Poi la vallata si apre e si allarga attraversando montagne della pre cordigliera dai colori incredibili, magnifici, non possiamo che fare foto, foto, foto.

Come spesso ci accade in macchina si viaggia con gli occhi sgranati per percepire tutti i colori che ci circondano e che hanno tantissime sfumature dovute alla presenza di diversi minerali, dal rosso (dovuto alla presenza del ferro) al grigio (per la presenza del rame) che si alternano a tutte le sfumature di ocra ed infine il verde dei cactus giganti e della vegetazione che ricopre i pendii. L’Argentina andina è un luogo magico dove si susseguono panorami stupendi. L’itinerario complessivo Salta – Cafayate è imperdibile per gli amanti dell’on the road e dei paesaggi, la Cuesta è il tratto da Salta – Cachi.

La Cuesta del Obispo è una collina a sud-ovest di Salta, lungo la strada per il villaggio di Cachí. Si trova nella Valle del Calchaquí che un tempo era molto più popolata di quel che è adesso. Risultato questo di due accadimenti: dapprima i nativi furono conquistati dagli Incas che in seguito furono a loro volta conquistati dagli spagnoli. Il suo nome deriva da un’episodio del 1600 quando una notte un vescovo che stava percorrendo la strada sulla collina, ipnotizzato dal cielo, decise di fermarsi a dormire sotto quelle stelle. La gente del posto ha iniziato a chiamare il pendio “la collina dove aveva dormito il vescovo”, e alla fine è diventata la Cuesta del Obispo. In cima alla collina si trova un mercatino artigianale carino dal quale si gode anche di un punto di vista perfetto sulla Valle Incantata.

Ci siamo poi fermati alla Piedra del Molino (la macina) e alla Capilla de San Rafael situate ad un’altitudine di 3557 mslm, anche qui il panorama si apre bellissimo sulla valle sottostante.

A questo punto del tragitto la strada torna ad essere asfaltata e scendendo il paesaggio cambia completante: è la Cachi Pampa, un altopiano desertico caratterizzato dalla presenza dei cardones che sono enormi cactus a candelabro. Per preservarli, è stato istituito il Parco Nazionale Los Cardones.

Ovunque ci sono migliaia di cardones che formano una vera e propria foresta che, con le montagne sullo sfondo e il blu del cielo, creano un paesaggio indimenticabile.

Ci siamo fermati prima ad un mirador dal quale è possibile vedere per intero la celebre Recta Tin Tin, 15 km di strada diritta disegnata dagli Inca che taglia la piana, e poi in un punto segnalato lungo la strada per ammirare da vicino i cardones. Questi cactus si alimentano con l’acqua delle falde acquifere che si trovano in profondità e crescono circa 1 cm. all’anno. Quelli che superano i 10 metri di altezza hanno più di 100 anni.

La leggenda narra che al tempo della guerra di indipendenza, i cactus siano stati vestiti dai gauchos con ponchos per simulare un esercito di innumerevoli soldati e per questo vengono chiamati “le sentinelle della patria”.

Los Colorados, il sito dove ci siamo fermati lungo la strada che porta da Salta a Cafayate ha un aspetto simile a quello del Far-west americano. Abbiamo camminato circondati dal un paesaggio caratterizzato da formazioni rocciose e terra di un colore rossastro molto particolare simile a quello del Far-west ed è stato l’occasione per sgranchirci le gambe, fare tante foto e, per me, di far volare anche il drone.

Sulla Strada Provinciale 55, parallela alla Ruta 40, ad un chilometro e mezzo dalla città di Seclantás, percorrendo il Camino de los Artesanos ci siamo fermati in un villaggio dove abbiamo potuto incontrare alcuni dei migliori artigiani tessitori d’Argentina.

E’ stato possibile visitare i laboratori e condividere con gli artigiani il loro modo di vivere, i loro segreti e le loro produzioni che sono utilizzate da importanti personalità in Sud America e nel mondo. Questa è la Culla del Poncho Salteño.

Le loro opere sono realizzate su telaio “palo plantao” con filati finissimi, lavorati a mano e utilizzati tra l’altro per poncho, coperte, scialli e copritavola. I disegni sono solitamente legati a paesaggi, con motivi regionali o ispirati all’arte e alla cultura Inca. La materia prima che usano è lana di vigogna e di pecora.

A Molinos abbiamo fatto una sosta alla Iglesia San Pedro Nolasco de los Molinos che è un Monumento Storico Nazionale e all’Hacienda de Molinos che è un hotel splendidamente restaurato. Sono proprio uno di fronte all’altro.

L’esterno della chiesa è elegante nella sua semplicità mentre l’interno sorprende per l’inconsueta disposizione delle numerose statue di santi che circondano il Cristo, curiosa la presenza della lapide del Governatore, padrone di casa della struttura di fronte, l’Hacienda. La chiesa è in stile coloniale con soffitto di tronco di cardones.

Dopo aver fotografato la stampa di grandi dimensioni qui sopra, esposta in una sala dell’Hacienda, sono riuscito a far credere per qualche minuto di averla appena scattata nella campagna adiacente a dei gauchos che stavano cacciando… ha portato fortuna perché il giorno seguente abbiamo incontrato un vero gaucho.

Da El Molino a Cafayate la famosa Ruta 40, una delle strade più scenografiche che ho percorso durante i miei viaggi, attraversa un paradiso (per il fotografo), la Quebrada de Las Flechas. Ci siamo fermati al monumento Natural Angastaco , luogo caratterizzato da un’incredibile sequenza di paesaggi lunari, dove la geologia e l’erosione si sono divertite a creare strutture dalla forma di punte di freccia più o meno inclinate. Si possono vedere bene da un ripido belvedere che si raggiunge mediante il percorso “El Ventisquero”. Un posto fuori dal comune visto per giunta al tramonto.

Hanno reso speciale il nostro viaggio, un sentito grazie ai nostri amici/guide/autisti Misael, Herman e Hugo, siete rimasti nei nostri cuori.

Created By
FABRIZIO VANZINI
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