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STRUMENTO DI ASCOLTO GIOVANI VOCAZIONE E LAVORO

Giovani&Vescovi - Tavolo vocazione e lavoro

Il termine vocazione in senso lavorativo ha perso forza perché viene associato principalmente alla sfera religiosa o matrimoniale. Penso quindi sia necessario inserire il termine vocazione in una cornice di senso che lo rivesta di nuovi significati attraverso una costellazione di parole e idee più accessibili e comprensibili quali ad esempio: desiderio profondo, spinta interiore che muove le persone e guida le scelte, forza che accende l’animo. Più in generale, la chiesa necessita di ritrovare un vocabolario condiviso e modi comunicativi più vicini ai giovani senza per questo sminuire la profondità e la finezza del messaggio annunciato. Francesco

STEFANO ZAMAGNI

"QUALI SPAZI PER L'ECONOMIA CIVILE?"

"SENZA DONO L'ECONOMIA E' TRISTE E RENDE INFELICI"

"SVILUPPO E CRESCITA NON SONO LA STESSA COSA"

LINK UTILI

MASSIMO RECALCATI
ALESSANDRO D'AVENIA

bacheca delle cose da fare

Comunità giovanili: realtà di convivenza tra giovani con l’obiettivo di incentivare lo scambio di idee e la creazione di legami di vita e amicizia vera condividendo il desiderio di conoscere se stessi e di lavorare per levigare la propria chiamata vocazionale.

Spazi di coworking: valorizzando questo trend di smart working diffuso, si potrebbe rivitalizzare alcuni spazi inutilizzati in mano alla chiesa per creare dei luoghi di lavoro condiviso. Questo permette di rendere l’ambiente di lavoro un luogo generativo e reintrodurre in esso la dimensione della cura attraverso lo scambino sinergico tra lavoratori e realtà territoriali o parrocchiali in cui il centro di coworking si inserisce

Vocazione

Laici professionisti: in affiancamento ai parroci per la gestione delle attività burocratiche o tecniche nelle parrocchie, potrebbero essere istituite delle figure professionali assunte che si occupano di tali mansioni permettendo da un lato ai parroci di avere maggiore tempo per la pastorale ordinaria e dall’altro di creare lavoro.

Percorsi di accompagnamento e conoscenza di sé: pensare a percorsi mirati alla conoscenza di se stessi per scoprire la propria vocazione ed individuare la strada per realizzarla.

Dare l’esempio: penso che molto spesso i giovani abbiano una immagine distorta della chiesa non avendo mai avuto l’occasione di fare esperienze di una chiesa viva, dinamica e inclusiva. Per questo, l’esempio ed il ritorno alla sobrietà sono necessari per ricreare fiducia nei giovani. In termini ecologici, lavorativi, finanziari, formativi, la chiesa deve essere sempre più attenta a realizzare quanto promette diventando il primo esempio di trasformazione possibile.

Formazione

Ripensare le scuole: gli istituti cattolici non possono essere la fotocopia dei competitor pubblici o privati ma devono imprimere con convinzione un insegnamento diverso sia in termini di programmi (es. economia civile) sia di modalità di insegnamento. Penso inoltre che dovrebbero essere più inclusive ed accessibili diventando strumento di aiuto economico e formativo per le giovani coppie che desiderano avere figli.

Ripensare le ore di religione: l’ora di religione può essere un modo per intercettare le esigenze dei ragazzi. In quest’ottica, alcuni insegnamenti pedagogici per gli insegnanti potrebbero formarli ad aiutare i giovani a scoprire se stessi e valorizzare le proprie specificità. Gli insegnanti dovrebbero tornare ad essere maestri, capaci di essere scopritori di talenti e artigiani di fraternità tra i giovani.

Scambi culturali: si potrebbero pensare dei percorsi mirati di scambio internazionale in stile Erasmus sia per giovani laici che sacerdoti per diffondere la cultura dell’incontro e lo scambio di conoscenza tra realtà cattoliche a livello mondiale.

Christus vivit

Francesco, Christus vivit, Roma 2019, nn. 248-276 passim

248. La parola “vocazione” può essere intesa in senso ampio, come chiamata di Dio. Comprende la chiamata alla vita, la chiamata all’amicizia con Lui, la chiamata alla santità, e così via. Questo ha un grande valore, perché colloca tutta la nostra vita di fronte a quel Dio che ci ama e ci permette di capire che nulla è frutto di un caos senza senso, ma al contrario tutto può essere inserito in un cammino di risposta al Signore, che ha un progetto stupendo per noi.

257. Per realizzare la propria vocazione è necessario sviluppare, far germogliare e coltivare tutto ciò che si è. Non si tratta di inventarsi, di creare sé stessi dal nulla, ma di scoprirsi alla luce di Dio e far fiorire il proprio essere: «Nel disegno di Dio, ogni uomo è chiamato a uno sviluppo, perché ogni vita è vocazione». La tua vocazione ti orienta a tirare fuori il meglio di te stesso per la gloria di Dio e per il bene degli altri. Non si tratta solo di fare delle cose, ma di farle con un significato, con un orientamento.

268. I Vescovi degli Stati Uniti d’America hanno rilevato con chiarezza che la gioventù, una volta raggiunta la maggior età, «segna spesso l’ingresso di una persona nel mondo del lavoro. “Cosa fai per vivere?” è un argomento costante di conversazione, perché il lavoro è una parte molto importante della loro vita. Per i giovani adulti, questa esperienza è molto fluida perché passano da un lavoro all’altro e anche da una carriera all’altra. Il lavoro può definire l’uso del tempo e può determinare cosa possono fare o acquistare. Può anche determinare la qualità e la quantità del tempo libero. Il lavoro definisce e influenza l’identità e il concetto di sé di un giovane adulto ed è un luogo fondamentale dove si sviluppano le amicizie e altre relazioni, perché di solito non si lavora da soli. I giovani, uomini e donne, parlano del lavoro come adempimento di una funzione e come qualcosa che fornisce un significato. Permette ai giovani adulti di soddisfare le loro necessità pratiche, nonché – cosa ancora più importante – di cercare il senso e la realizzazione dei loro sogni e delle loro visioni. Anche se il lavoro potrebbe non aiutarli a realizzare i loro sogni, è importante per i giovani-adulti coltivare una visione, imparare a lavorare in un modo veramente personale e soddisfacente per la loro vita, e continuare a discernere la chiamata di Dio».

270. Il Sinodo ha sottolineato che il mondo del lavoro è un ambito in cui i giovani «sperimentano forme di esclusione ed emarginazione. La prima e più grave è la disoccupazione giovanile, che in alcuni Paesi raggiunge livelli esorbitanti. Oltre a renderli poveri, la mancanza di lavoro recide nei giovani la capacità di sognare e di sperare e li priva della possibilità di dare un contributo allo sviluppo della società. In molti Paesi questa situazione dipende dal fatto che alcune fasce di popolazione giovanile sono sprovviste di adeguate capacità professionali, anche a causa dei deficit del sistema educativo e formativo. Spesso la precarietà occupazionale che affligge i giovani risponde agli interessi economici che sfruttano il lavoro».

271. È una questione molto delicata che la politica deve considerare come una problematica prioritaria, in particolare oggi che la velocità degli sviluppi tecnologici, insieme all’ossessione per la riduzione del costo del lavoro, può portare rapidamente a sostituire innumerevoli posti di lavoro con macchinari. Si tratta di una questione fondamentale della società, perché il lavoro per un giovane non è semplicemente un’attività finalizzata a produrre un reddito. È un’espressione della dignità umana, è un cammino di maturazione e di inserimento sociale, è uno stimolo costante a crescere in termini di responsabilità e di creatività, è una protezione contro la tendenza all’individualismo e alla comodità, ed è anche dar gloria a Dio attraverso lo sviluppo delle proprie capacità.

272. Non sempre un giovane ha la possibilità di decidere a che cosa dedicare i suoi sforzi, per quali compiti spendere le sue energie e la sua capacità di innovazione. Perché, al di là dei propri desideri e molto al di là delle proprie capacità e del discernimento che una persona può maturare, ci sono i duri limiti della realtà. È vero che non puoi vivere senza lavorare e che a volte dovrai accettare quello che trovi, ma non rinunciare mai ai tuoi sogni, non seppellire mai definitivamente una vocazione, non darti mai per vinto. Continua sempre a cercare, come minimo, modalità parziali o imperfette di vivere ciò che nel tuo discernimento riconosci come un’autentica vocazione.

274. Se partiamo dalla convinzione che lo Spirito continua a suscitare vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa, possiamo “gettare di nuovo le reti” nel nome del Signore, con piena fiducia. Possiamo – e dobbiamo – avere il coraggio di dire ad ogni giovane di interrogarsi sulla possibilità di seguire questa strada.

275. Alcune volte ho fatto questa proposta a dei giovani, che mi hanno risposto quasi in tono beffardo dicendo: «No, veramente io non vado in quella direzione». Tuttavia, anni dopo alcuni di loro erano in Seminario. Il Signore non può venir meno alla sua promessa di non lasciare la Chiesa priva dei pastori, senza i quali non potrebbe vivere né svolgere la sua missione. E se alcuni sacerdoti non danno una buona testimonianza, non per questo il Signore smetterà di chiamare. Al contrario, Egli raddoppia la posta, perché non cessa di prendersi cura della sua amata Chiesa.

276. Nel discernimento di una vocazione non si deve escludere la possibilità di consacrarsi a Dio nel sacerdozio, nella vita religiosa o in altre forme di consacrazione. Perché escluderlo? Abbi la certezza che, se riconosci una chiamata di Dio e la segui, ciò sarà la cosa che darà pienezza alla tua vita.

TOCCA A TE:

Come giovane quali percezioni hai rispetto al tuo futuro lavorativo, familiare, affettivo? A tuo parere i giovani si sentono chiamati a dare contributi importanti, oppure prevale in loro la percezione di essere dei consumatori, destinati alla precarietà?

La parola “vocazione” dice ancora qualcosa ai giovani? Quali fattori della società e della cultura di oggi aiutano a riconoscere la vita come vocazione e quali invece “remano contro”?

Quali passi concreti, quali forme di aiuto/sostegno le nostre comunità cristiane e le Chiese di Mantova potrebbero attuare?

Hai un contributo costruttivo da portare, una sottolineatura da fare?

Credits:

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