“Il lupo non si preoccupa del numero delle pecore.”
Abbandonò la retorica per dedicarsi alla filosofia (Epicureismo) che approfondì a Napoli alla scuola di Sirone. Affascinato da questo ambiente, scrive alcune delle sue opere più note. Dopo la morte di Cesare, fece ritorno ad Andes, dove (grazie all'aiuto di Asinio Pollione, suo vecchio amico) riuscì a sottrarre le sue terre all'esproprio, tuttavia mentre era impegnato nella composizione delle Bucoliche.
“Lo scender ne l’Averno è cosa agevole ché notte e dì ne sta l’entrata aperta; ma tornar poscia a riveder le stelle, qui la fatica e qui l’opra consiste.”
Ottaviano, giunto all'apice della sua carriera iniziò ad arruolare potenziali soldati, fatta eccezione per nessuno, Virgilio però ebbe la fortuna di fare il poeta in un’epoca in cui la poesia era un mezzo per celebrare le imprese e gli eroi dell’impero, in primis del suo imperatore e, per questo fine, i letterati venivano copiosamente finanziati e risparmiati.
“Forse un giorno sarà dolce ricordare anche questo.”
Virgilio fu destinatario di una villa a Napoli e di vari terreni nei dintorni. Virgilio morì a Brindisi nel 19 a.C., di ritorno da Atene, a seguito di un’insolazione. Virgilio fu sepolto a Napoli; la sua tomba è stata identificata in una costruzione di età augustea sita in un parco a Piedigrotta, dove è sepolto anche Giacomo Leopardi.
“Loda i grandi poderi, ma coltivane uno piccolo.”
-Alex Schiano di Zenise
-Dora Manto
-Raffaella di Vaio