L’Associazione Culturale Contaminata Makrós con un progetto denominato “Corajisime- Mormorii remoti in suoni contemporanei” e finanziato dalla Regione Calabria con il FONDO UNICO PER LA CULTURA 2020, riscopre le tradizioni più antiche del proprio territorio sempre con lo sguardo volto al futuro e aperto sull’innovazione, sull’arte e sulle nuove tecnologie.
Il progetto parte dalla voglia e dalla necessità di far rivivere un’importante e suggestiva tradizione dimenticata, per togliere il velo dell’oblio che avvolge questa consuetudine ampiamente diffusa in tutta la Calabria ma anche in buona parte del Centro e Sud Italia. Una tradizione, a Petrizzi ormai in disuso, preziosa e importante da trasmettere alle generazioni successive: stiamo parlando della Corajisima, piccola bambola di pezza, dalle origini antichissime, usata come segnatempo del periodo quaresimale.
Un progetto articolato e unico nel suo genere che mescola tradizione a innovazione e che coinvolge anche l'Istituto Comprensivo Corrado Alvaro con le scuole di primo e di secondo grado di Petrizzi attraverso due Laboratori eccezionali, uno artistico sulla realizzazione della tradizionale bambola di pezza, la Corajisima, tenuto da Andrea Bressi e Maria Grazia Tolotta, e uno dialettale, tenuto da Miriam Santopolo e Rosanna Pasquale, sulla ricerca della parola dialettale perduta in un coinvolgimento generazionale che ha interessato tutte le famiglie di Petrizzi, culminato poi in un percorso esperienziale interattivo fatto di arti visive e sonore, a cura di Antonio Pasquale (Novelty srls), una performance teatrale a cura di Emi Bianchi e Anna Macrì (Confine Incerto), degustazioni sensoriali e, non per ultimo, il cantastorie Andrea Bressi.
Un'assoluta novità che si è svolto a Petrizzi in Largo Vittorio Emanuele III 22, dal 22 al 26 febbraio, dalle ore 15.30 alle ore 18.30, con ingressi contingentati e prenotazione obbligatoria, nel pieno rispetto delle regole anti Covid19, in un ambiente appositamente progettato da Novelty srls, nostro partner e coordinatore tecnico, per offrire ai visitatori un'esperienza senza precedenti.
#solopermenticuriose
LABORATORIO ARTISTICO "RITAGLI DEL PASSATO"
Corajisima pinnata jiu mu fhacia la vucata, dhi pigghjiau 'na freva puntura, Corajisima chimmu nomm'u dhi scura!
Nascita di una Corajisima
Che cos'è la Corajisima?
È una piccola bambola di pezza, dalle origini antichissime, usata come segnatempo del periodo quaresimale.
Le Corajisime, scandivano il trascorrere del lungo digiuno quaresimale mediante sette penne di gallina conficcate a raggiera in una arancia, o una patata, posta sulla testa o sotto i piedi della pupattola. Ogni domenica che avanzava, una penna veniva sfilata e l’ultima, solitamente bianca o comunque di colore differente, che designava la conclusione del digiuno quaresimale, veniva sfilata la sera del Sabato Santo, quando le campane ritornavano a rintoccare e suonavano a festa annunciando la Resurrezione di Cristo. Un culto antichissimo quello della Corajisima le cui origini intrecciano il sacro con il profano, così come, del resto, molte delle usanze del Meridione che richiamano le radici cristiane e trovano fondamento nel passato remoto. La bambola trae origine da alcune usanze pagane legate al culto di Bacco che passando per i millenni cristiani si è tramandato fino ai giorni nostri. Già però all’epoca dei greci i digiuni, le penitenze e le privazioni dai piaceri venivano “sacramentati” agli dei proprio attraverso piccoli feticci.
Come si realizza?
Andrea Bressi e Maria Grazia Tolotta hanno spiegato e fatto vedere come realizzare dal nulla una bambolina segnatempo.
Nesci tu bruttu 'ngorduni 'mu tras'eu la fhilandara 'u mofhilu 'si quartaruni 'u m'i 'mpendu a 'su tilaru.
Nesci tu brutta siccata 'mu tras'eu la rifriscata 'mu rifriscu 'si zitedhi cu 'si belli cuzzupedhi
LABORATORIO DIALETTALE "ALLA RICERCA DELLA PAROLA PERDUTA"
Un laboratorio che va alla ricerca delle antiche parole dialettali ormai in disuso, creato per stimolare momenti di condivisione con gli alunni delle scuole di Petrizzi (CZ) e la comunità locale. Il materiale visivo e sonoro registrato nel corso delle interviste, insieme alle parole arcaiche ritrovate, è stato utilizzato dagli esperti per generare tracce multimediali usate poi nelle altre iniziative proposte dal Progetto che hanno previsto arte visiva e sonora. L'esplorazione e la riscoperta dell'espressione dialettale, si è completata con la scrittura e la lettura in dialetto delle parole in disuso riscoperte dalla comunità che, inoltre, sono state inserite in testi letterari creati dagli alunni.
Gli alunni hanno avuto così modo scoprire “nuove” parole (ad essi sconosciute) e ne sono diventa i custodi: ognuno di loro alla chiusura del laboratorio ha ricevuto in dono una parola dimenticata con l’incarico di diffonderla, difenderla e custodirla.
Alla preparazione di questo laboratorio hanno partecipato attivamente tutti i soci Makrós che hanno fatto venire alla luce più di 350 parole dialettali arcaiche. È stato fatto un enorme lavoro di ricerca a livello etimologico, indagando sull'origine e l'evoluzione fonetica, morfologica e semantica delle parole.
Sono venuti alla luce anche antichi detti popolari, filastrocche, poesie, canzoni, altrimenti destinati all’oblio.
Il progetto CORAJISIME - MORMORII REMOTI IN SUONI CONTEMPORANEI è stato finanziato con i fondi FUC 2020 dalla Regione Calabria - Dipartimento Istruzione e Attività culturali - Settore 4.