Si parte!
Domenica 18 settembre - pre Erasmus
Si parte presto. Bagaglio più o meno leggero (nessun nerboruto collega all’orizzonte, stavolta) e via verso le nuvole!
Oggi è domenica e il corso inizia domani: prima le provviste…
…e poi subito a godersi il mare!
Cenare da soli non è forse il massimo…ma se il luogo è così val la pena di fare un sacrificio 😉
Lunedì 19 settembre
Un corso senza penne, matite, block notes? Sì. E anche il tablet rimane nello zaino…per ora solo giochi: per la comunicazione non verbale, la fiducia, la memoria, la collaborazione, il team building (la cooperazione in gruppo è uno degli ingredienti chiave del Project Based Learning), ma soprattutto per l’osservazione: è incredibile quanti dettagli si possano cogliere di un bambino semplicemente guardandolo giocare!
Anche stavolta ho portato con me spaghetti e marshmallows per l’attività di tinkering, casomai dovesse toccare a me condividere qualcosa…ma scopro con sorpresa che la mia teacher ha in mente esattamente la stessa cosa. Con una sfumatura diversa però: one blinded, one mute and one without hands…e il gioco si trasforma in una esperienza inclusiva e perfetta per far crescere l’empatia.
Il corso termina alle 15…e nel pomeriggio c’è tutto il tempo per godersi l’isola. Oggi pioviggina, perciò mi concedo una lunga passeggiata fino alla spiaggia di Las Vistas, una delle più belle di questa località.
Martedì 20 settembre
Stamattina si entra nel vivo del PBL: da quando ho seguito i primi corsi i punti chiave sono passati da 5 a 7 (come cambiano in fretta le cose 😅), ma l’approccio proposto è più simile al mio, rispetto a quello incontrato in Islanda, e nella mia teacher ritrovo lo stesso entusiasmo e la stessa passione che mi hanno spinto a muovere i primi passi in questo mondo, qualche anno fa.
Se con la docente ho fortuna, non altrettanto accade con il gruppo dei compagni: siamo solo in 7, e gli altri 6 formano un gruppo a sè stante…due ispettori scolastici, dalla Romania, che accompagnano all’estero 4 dirigenti e docenti di scuole della propria regione. Alcuni non parlano nemmeno l’inglese e un po’ tutti finiscono col comunicare fra loro solo in rumeno…sì, anche quando dobbiamo lavorare insieme alle attività comuni.
Con me si sforzano di essere collaborativi e gentili, ma il primo obiettivo è costruire un rapporto fra loro, visto che non si conoscono e al rientro dovranno realizzare dei progetti insieme…inoltre hanno con sè le proprie famiglie, e questo rende difficile organizzarsi per attività comuni.
Risultato? Mi aspettano pranzi, cene e uscite in completa solitudine 🤷♀️
Nel pomeriggio niente sole… che fare? Me la cavo con un’altra camminata (di 7 chilometri, stavolta) fino a un’altra rinomata spiaggia: quella di El Duque, una delle poche a Tenerife con sabbia chiara.
Mercoledì 21 settembre
Maria, la nostra insegnante, è molto empatica e comprende bene i rischi di un gruppo così particolare…così la giornata inizia con l’ennesima attività di team building: il gioco delle sedie in versione collaborativa. Le nostre espressioni sembrano dimostrare che funziona 😂…
…ma in realtà queste proposte non servono solo a costruire il gruppo, anzi! Hanno principalmente lo scopo di aiutarci a capire come si sentano i nostri alunni in certe situazioni, facendocelo sperimentare personalmente.
La giornata prosegue con lavori di gruppo (che fatica oggi! A volte collaborare non è per niente semplice) e approfondimento sui punti chiave del PBL. Oggi parliamo anche di formazione dei gruppi, e ci vengono proposti dei tool per la creazione di team casuali.
Nel pomeriggio usciamo tutti in barca a caccia di delfini e balene…finalmente siamo riusciti a organizzare qualcosa tutti insieme!
Il posto si presta bene: nel canale fra Tenerife e l’isola vicina il gioco di correnti mantiene praticamente intrappolato il plancton…trasformando il canale in una specie di Mc Donald’s per cetacei.
La serata si conclude al pronto soccorso perché la discesa in mare, purtroppo, mi costa davvero salata, a partire dai 6 punti di sutura 🤷♀️
Giovedì 22 settembre
Stamattina seguire le attività si rivela particolarmente difficile. Dal pronto soccorso sono rientrata tardi, ieri sera, ho dormito poco per via del dolore e Radu, il partner con cui devo lavorare, mi sembra persino più testardo del solito.
“We only have 50% Danièla today” sorride Maria. E a me sembra persino esagerata…perché mi sento molto meno che al 50%.
Vista la fasciatura, ho il “privilegio” di restare seduta osservando dal di fuori i giochi proposti per stamattina.
La seconda parte della lezione è più interessante: parliamo di nuovi framework per l’apprendimento collaborativo, dal Think Pair Share al Reciprocal Teaching, al Think Aloud Pair Problem Solving. Li conosco, li ho studiati per l’esame di Metodologie didattiche innovative che ho dato pochi giorni prima di partire…ma adesso c’è l’occasione di sperimentarli concretamente.
Come dite? Con chi? Ah, sì…con Radu 🤦♀️
Funziona così con lui, quando lavoriamo insieme: propone per primo, se ne esce con idee impresentabili (come il costringere tutti gli insegnanti a utilizzare un software, lo stesso per tutti, certi che questo basterà a incrementare la motivazione degli studenti di ben il 40% in un semestre), io cerco di mostrargli le criticità con tutta la diplomazia di cui sono capace (giuro che ce l’ho 😅), ma lui mi spiega sussiegosamente perché il suo punto di vista è l’unico possibile, sorridendomi con condiscendenza e con lo sguardo di chi pensa “she poor stupid!”
Di solito faccio 3-4 tentativi, poi mi arrendo e lascio che faccia ciò che vuole, tanto so già come andrà a finire: nella successiva fase di condivisione e peer evaluation le stesse obiezioni che non ascolta da me gli verranno fatte dalla sua coordinatrice e dall’insegnante del corso…perché è questo, puntualmente, ciò che succede.
Io, intanto, esercito e alleno la pazienza, che nella vita è sempre utile 😉.
Lati positivi? Beh, una esperienza del genere sicuramente ti fa stimare ancora più del solito i colleghi abituali. E mi rendo conto come non mai di quanto io sia fortunata a lavorare con le persone che mi sono state messe al fianco.
Venerdì 23 settembre
Oggi il corso si conclude (di già? Abbiamo ancora così tante cose da approfondire insieme!) ed è l’ora di presentare i nostri progetti.
Maria ci lascia una presentazione ricchissima di spunti e di applicazioni da sperimentare…avremo un sacco di lavoro da fare a casa!
E poi via con la consegna degli attestati… e no, non è per la gioia di averli ricevuti che ridiamo. È solo che al mio turno a qualcuno viene in mente di ironizzare sul pezzetto di me che resterà sull’isola (o meglio, nel suo mare). Non si tratta, purtroppo, solo del cuore 😉
Saluto lo splendido course venue…e poi via, mi aspetta la gita più interessante del viaggio!
Si va a nord, e la prima tappa è il vulcano Teide (o meglio la sua “caldera”, vasta quasi 15 chilometri). Con i suoi 3.700 metri è la cima più alta della Spagna, erutta frequentemente e i segni di stratificazioni e colate sono ampiamente visibili.
Masca è un villaggio tipico, ben conservato e molto particolare, inserito in un paesaggio sorprendente, raggiungibile con quella che a me sembra la Valmara locale.
Nel pomeriggio sosta a Icos de los Vinos, dove possiamo ammirare il famoso “drago millenario”
È l’unica tappa con una discreta durata (fin qui la gita è stata una marcia a tappe forzate), ma non ci danno suggerimenti e non so bene dove andare…così mi addentro per le stradine e mi imbatto in un luogo a dir poco meraviglioso. E’ la casa de las mariposas, con un ambiente tropicale perfettamente ricreato e decine di farfalle che mi volteggiano intorno.
“Muoviti piano e non fare movimenti bruschi se si posano su di te, potresti danneggiarle” mi avverte la guida.
La mezz’ora a mia disposizione passa anche troppo in fretta, ma cerco di raccogliere più informazioni possibile sulla vita di queste meraviglie della natura. Ne verrà fuori un bel lavoro con i bambini spero 🤞!
Ragazzi tocca a voi! Caccia alle farfalle (e ai loro “cuccioli”)…ce ne sono almeno 20!
Sabato 24 settembre
E’ ora di tornare! Peccato per il ciclone in arrivo…sono tutti un po’ preoccupati qui, e mi suggeriscono di recarmi in aeroporto il prima possibile, così rinuncio ai miei programmi e alle 10 sono là.
“Finger not wet!!!” si è raccomandato il medico nel suo inglese stringato, e non voglio rischiare di essere sorpresa dalla pioggia battente mentre sono per strada con le valigie. Non decolleremo fino alle 19.45...it's going to be a long day!
PS 1: Spanish language!
Le Canarie sono territorio spagnolo, perciò uno dei miei obiettivi per questa esperienza è proprio quello di iniziare a confrontarmi con questa lingua. Dovrò raggiungere il livello B1 entro giugno, per potermi laureare...perciò meglio portarsi avanti.
La prima parola che memorizzo è mascarilla (mascherina): qui sembrano ancora terrorizzati dal Covid, e ogni cosa che tocco, in negozi o mezzi pubblici, viene abbondantemente disinfettata dopo il mio passaggio.
Imparo qualche frase di sopravvivenza, soprattutto rispetto al cibo, ma ne servono veramente poche...a parte nel punto di primo soccorso, quasi tutti parlano inglese e spesso anche italiano.
Cos'altro? Ah sì, in farmacia la frase "Necesito de comprar el Betadine y la agua oxigenada" mi è riuscita particolarmente bene 😇😂
PS 2: fare rete
Lei si chiama Mihaela (Miha per gli amici), ed è la compagna di corso con la quale ho legato di più.
E' un donnone alto e robusto, nonchè campionessa di Oina, lo sport nazionale rumeno, e credo che il suo corpo muscoloso possa contenere almeno 2-3 Danièla. Ruvida, ma col cuore grande, mi studia diffidente per qualche giorno, prima di decidere che le vado bene e che possiamo “adottarci” a vicenda.
E' Dirigente, ed è interessata a collaborare con me per qualche attività con gli studenti, così la inserisco nel progetto di matematica che ho in cantiere con Elsa, la collega francese incontrata a Reykjavik. Del resto, fare rete con i colleghi europei è uno degli obiettivi principali del progetto...
Questo è il messaggio che mi manda, nel suo inglese un po’ stentato, il giorno della partenza:
...ed è uno dei ricordi più belli che porterò con me, insieme all'accorato "Take care Danièla!!! You're alone here…” del "mio" infermiere, che mi osserva preoccupato mentre esco dal pronto soccorso, stringendo la borsa che mi ha appena riempito di garze, bende e tutto quanto pensa potrà servirmi per le medicazioni.
Sì, decisamente il mondo è pieno di belle persone 😘